Quirinale, "Se Berlusconi fa flop la colpa è di Salvini e Meloni"

Intervista di Affari a Elio Vito (FI): "Spero che Silvio non si ritiri. In quel caso sia lui a dare le carte e non Lega e FdI"

di Paola Alagia
Sivio Berlusconi e Elio Vito 
Politica
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Parla Elio Vito (Forza Italia): “Berlusconi? Mi auguro non si ritiri. Molto dipende però dal sostegno degli alleati. Salvini e Meloni hanno continuato a parlare di altri candidati. In questo momento, invece, tutte le forze del cdx devono essere tese al raggiungimento del risultato”

Giornata di riunioni quella di oggi, a soli cinque giorni dal primo appuntamento col voto in Parlamento per l’elezione del presidente della Repubblica. Da un lato l’incontro, ancora del tutto interlocutorio, tra i leader dell’asse progressista, Giuseppe Conte, Enrico Letta e Roberto Speranza. Dall’altro la riunione del direttivo di Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni. Ma i riflettori sono puntati sul nuovo summit a Villa Grande di domani. Nel frattempo, è tutto un rincorrersi di voci su un possibile passo indietro di Silvio Berlusconi.

Il nodo, d’altronde, rimane questo per superare l’impasse nel centrosinistra, ma anche nel centrodestra. In quest’area, infatti, sono in diversi ad auspicare una ritirata del leader azzurro. Non tutti, naturalmente. Elio Vito, deputato azzurro di lungo corso, ma anche considerato un battitore libero, per esempio, dice chiaramente di non tifare per una retromarcia di Silvio. Intervistato da Affaritaliani.it risponde subito: “Mi auguro che non lo faccia”. Ma aggiunge anche: “Molto dipende, però, innanzitutto dal sostegno degli alleati”.

Parole dietro cui si cela una critica?
Guardiamo ai fatti. La settimana scorsa c’è stato un comunicato del vertice del centrodestra che ha candidato Berlusconi alla presidenza della Repubblica, affidando a lui la decisione se accettare o meno. Questa candidatura però non può essere subordinata a una scadenza temporale - con Berlusconi obbligato a sciogliere la riserva domani o lunedì - ed è rimessa alle condizioni politiche e personali del presidente. Nessuno può mettergli fretta o dettare condizioni. Ma soprattutto non può essere lasciata solo a Berlusconi la verifica numerica sul suo stesso nome.

A tal proposito, il comitato con i parlamentari di tutti i partiti di centrodestra per verificare appunto i numeri non è decollato. Poco impegno da parte dei principali alleati, Lega e Fratelli d’Italia?
No. Credo piuttosto che stiano generando un po’ di ambiguità proprio perché, in parallelo al comunicato del vertice, Salvini e Meloni hanno continuato a parlare di altri candidati. In questo momento, invece, tutte le forze del cdx devono essere tese al raggiungimento del risultato.

Di qui la sua strigliata di ieri a Salvini, parlando di “commedia degli equivoci”?
Salvini ha fatto due cose che secondo me non vanno bene. La prima è stata quella di dare scadenze a Berlusconi e la seconda è stata annunciare di lavorare per raggiungere altri risultati.

Parliamo del metodo Sgarbi. L’ha convinta?
Sgarbi è l’unico che si è dato da fare. Credo che abbia operato lealmente nei confronti di Berlusconi, non mi sento quindi di criticarlo o rimproverarlo. A maggior ragione in assenza di altre iniziative nel nostro campo. 

Intanto, il sito Nextquotidiano.it, sul filo dell’ironia, lancia proprio il suo nome per il Quirinale perché trasversale. C’è da aspettarsi che compaia sulle schede nelle prime votazioni?
Naturalmente, è stata una boutade di un sito che ho ringraziato, io sono il primo a non votare me stesso e a non credere a questa candidatura. Penso, però, che sia stata un’utile provocazione anche per sottolineare come l’impegno antiproibizionista, sui diritti Lgbt, di un esponente di Forza Italia possa trovare consenso trasversale. Dopodiché, io mi rimetto alle decisioni del mio partito. Tornando a Berlusconi, vorrei aggiungere una considerazione.

Quale?
Io chiedo che sia Berlusconi, qualora decidesse di non andare avanti, a indicare l’alternativa e il percorso da seguire. Non Salvini e Meloni. Altrimenti si finirebbe col contraddire il comunicato col quale il centrodestra ha investito sulla sua candidatura.  

Alla fine, se farà un passo indietro, Berlusconi potrebbe spingere per una candidatura di Draghi?
Non lo so. So solo che ha sempre guardato all’interesse del Paese, non penserebbe a quello suo personale o del partito.

Tirando le somme: fino a questo momento la partita è stata giocata male dal centrodestra?
Non è stata giocata male. Io dico solo che se c’è la candidatura di Berlusconi bisogna lavorarci fino in fondo.

Altrimenti, poi, Calenda a buon gioco nel dire che quelle di Salvini e Meloni sono leadership immature, è così?
Certamente se Salvini fosse stato il leader del centrodestra non avrebbe preteso l’appiattimento di Forza Italia - che purtroppo c’è stato da parte dei dirigenti azzurri stessi, - sulle posizioni della Lega. Ma sarebbe stato più inclusivo, ad esempio sul tema dei diritti civili.

Intanto, dal fronte progressista, a cominciare dal segretario del Pd Enrico Letta, insistono nel dire che nessuno ha il diritto di prelazione.
Non è questione di diritto di prelazione. È nelle cose che il centrodestra sia più unito del centrosinistra. Questo è evidente. Anche se prima o poi anche nel nostro campo andrà risolta la contraddizione tra le forze sovraniste e quelle europeiste.

La corsa al Colle è intrecciata alla tenuta del governo. Che previsioni fa sull’esecutivo?
Io credo che con l'elezione del presidente della Repubblica, chiunque sarà il capo dello Stato, diventerà naturale aprire una riflessione sulla composizione del governo. Ci sono ministri ottimi sul piano personale, ma non sono rappresentativi dei partiti in maggioranza. Alcuni limiti del governo Draghi dovranno essere risolti comunque.

E’ sempre dell’avviso che Draghi debba rimanere a palazzo Chigi?
Draghi deve rimanere a Chigi, se deve rimanere da qualche parte. Al Colle no, perché sono contrario all’ipotesi del semipresidenzialismo di fatto che ne deriverebbe.