Raggi sogna l'Europa, no di Conte. L'ex sindaca di Roma in un cul–de-sac

Cinque Stelle: un ciclo finito

Di Giuseppe Vatinno
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Politica

La Raggi vuole andare alle Europee ma Conte la stoppa ancora

 

In questi giorni si è tornato a parlare della possibile candidatura di Virginia Raggi alle Europee ma appena si fa il nome dell’ex sindaca di Roma scatta il riflesso patellare di Giuseppe Conte che la blocca con la storia del Terzo Mandato che già le ha fatto perdere uno scranno in Parlamento, relegandola al ruolo di semplice consigliera di opposizione.

Ed in effetti la situazione della Raggi è particolare perché le tocca stare sotto a Roberto Gualtieri mentre a livello nazionale Cinque Stelle e Pd flirtano e hanno anche fatto il colpaccio in Sardegna, pur se di pochissimi voti.

E non possiamo fare a meno di dire “noi l’avevamo detto in tempi non sospetti” –e cioè nell’agosto scorso- che la Raggi puntava a uscire dal cul-de-sac in cui si era cacciata dopo anni di contestatissima reggenza romana con i cittadini che l’hanno relegata -cosa mai successa- all’ultimo posto alle scorse comunali, facendole scontare una pessima guida di Roma.

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Naturalmente, a giorni alterni, a corrente alternata, a seconda del ponentino oppure no, riemerge la possibilità di una clamorosa secessione che la novella Giovanna d’Arco, potrebbe condurre contro gli eserciti franco – inglesi di Schlein e di Conte, insieme all’alleato Alessandro Di Battista, ma si tratta solo di uno spauracchio perché Dibba l’occasione per emergere l’ha avuta e l’ha persa clamorosamente nelle scorse elezioni politiche. Ora pare occuparsi più della amata Palestina - guidando una innocua associazione culturale- che delle “glorie di Roma” o di Bruxelles.

La Raggi, al contrario di Chiara Appendino ex sindaca di Torino ed ora Deputata, è rimasta letteralmente con un pugno di mosche in mano e l’antipatia con il leader indiscusso del Movimento, Giuseppe Conte, non l’aiuta certo ad uscire dall’angolo.

Del resto chi in passato ha abbandonato l’antico per il nuovo è sempre fallito, vedi il caso di Gianfranco Fini e di tanti altri, non ultimo proprio Luigi Di Maio.

La Raggi sa benissimo che la sua avventura politica è finita quando i romani le hanno fatto chiaramente intendere di non poterne più della sua amministrazione. E pensare che la crisi di Beppe Grillo poteva essere per le prime linee dei Cinque Stelle un’occasione d’oro per raggiungere il comando ma si sono fatti tutte e tutti fatti fregare da quell’ardito filibustiere della politica che risponde al nome di Giuseppe Conte.

I Cinque Stelle sono finiti come fenomeno politico e antropologico. Hanno attraversato il cielo della politica come una meteora ed ora sono una cosa diversa, che nulla ha a che fare con le motivazioni originarie. Pdl-l è ora un suo alleato stabile, il campo largo, anzi larghissimo sarebbe stato impensabile solo qualche anno fa.

Per questo dopo aver soggiornato per qualche giorno sull’Everest del Potere sono ruzzolati clamorosamente a terra.