Referendum legalizzazione cannabis: una valanga di firme... e di polemiche

Il promotore Marco Perduca paventa nuove condanne dall'ONU in caso di ritardi, ma i pareri sul tema sono discordanti

Di Lorenzo Zacchetti
Politica
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E' giusto legalizzare la coltivazione della cannabis? Le numerose firme a sostegno della proposta di referendum riaccendono il dibattito

Anche grazie alla possibilità di farlo online (sul sito referendumcannabis.it), sta procedendo di gran carriera la raccolta di firme a sostegno del referendum che propone di depenalizzare la coltivazione della cannabis, promosso dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e dai partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani.

"In questi giorni, in particolare grazie a questo referendum tutto online sulla cannabis, la stampa italiana ha scoperto che il 'popolo sovrano' quando ha a disposizione strumenti semplici ed efficaci non si sottrae a partecipare alla vita politica", dice Marco Perduca, esponente dell’Associazione Luca Coscioni e Presidente del comitato promotore.

Referendum, Perduca: "L'Italia rischia una nuova condanna da parte dell'ONU: permangono irragionevoli ostacoli alla democrazia"

Anche i referendum su giustizia ed eutanasia legale stanno riscuotendo grande interesse, dato che spinge Perduca ad aggiungere: "A parte la mobilitazione di grandi partiti come la Lega che ha fatto propri i sei quesiti sulla giustizia del Partito Radicale, per mesi in tutta Italia sono state raccolte centinaia di migliaia di firme per l’eutanasia legale da 'semplici' militanti e, da sabato scorso, al ritmo di 100mila firme al giorno l’Associazione Luca Coscioni e Meglio Legale stanno raccogliendo firme per depenalizzare la cannabis. A fronte di tutto ciò il governo non ha ancora chiarito il termine di consegna in Corte di Cassazione".

"Mi permetto di ricordare che se la platea degli autenticatori è stata ampliata a parlamentarie avvocati, e se esiste la firma digitale è merito di un ricorso vinto all’Onu presentato da Mario Staderini anni fa proprio per denunciare gli 'irragionevoli ostacoli' a godere dei diritti civili e politici. Avendo l’Italia adeguato le norme alle raccomandazioni delle Nazioni unite sarebbe un grave ritorno al passato se dovesse discriminare un quesito solo perché presentato dopo il 15 di giugno (come previsto dal decreto semplificazione). Dopotutto siamo sempre in emergenza sanitaria. Spero che il Governo confermi quanto prima il pieno rientro nella legalità internazionale".

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Cannabis, Fratoianni: "Raccolte una valanga di firme, serve un ultimo sforzo"

L'entusiasmo per il referendum sulla cannabis ha contagiato anche Nicola Fratoianni, Segretario nazionale di Sinistra Italiana: "Oltre 400mila firme nei primi giorni di raccolta firme. Una valanga, una marea. Serve un ultimo sforzo, firma anche tu per il referendum Cannabis", ha detto in un video su Twitter. "Una firma per liberare dall'ipocrisia delle pene e della repressione migliaia di giovani. Lo Stato potrebbe così sottrarre grandi risorse alla malavita e metterle a disposizione degli interessi generali del Paese, per investimenti ragionevoli e di buon senso". 

Cannabis, Squillaci: "Un dibattito ideologico, sulla pelle dei ragazzi"

Di tutt'altro avviso Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana delle Comunità Terapeutiche, che ad Adnkronos ha detto: "Non mi convince la tesi che si può combattere la criminalità depenalizzando la cannabis, non si possono fare queste battaglie sulla pelle dei ragazzini. E' un messaggio educativo profondamente sbagliato. Non bisogna mettere al centro dei discorsi la sostanza, ma la persona. C'è un aumento enorme dei suicidi tra i giovani, di abusi di sostanze legali come l'alcol. Dobbiamo continuare a dire fuori dalle scuole che la droga fa male. Quella della cannabis è infatti solo una piccola parte del problema".

"Il problema delle dipendenze - ha aggiunto Squillaci - è diventato stantio e ideologico, sia da parte dei proibizionisti sia da parte degli antiproibizionisti. E' un modo per non affrontare i problemi reali. Io di certo non firmo per il referendum. Rispetto chi lo fa, ma non condivido. Meno persone ci sono con problemi di dipendenza meglio è. La norma sulle sostanze è del 1991: il sistema dei servizi non risponde ai nuovi bisogni. La norma va riorganizzata e aggiornata ai tempi in modo organico, non a pezzettini con i referendum. Si è abbassata la guardia, si danno messaggi contrastanti: è come se alcune dipendenze siano accettabili e altre no, non è così. I nostri ragazzi hanno bisogno di messaggi chiari".

Cannabis, Barra: "Il boom di firme è un dato straordinario di cui va tenuto conto"

Di parere opposto un altro esperto del settore quale Massimo Barra, Fondatore di Villa Maraini-Cri, Agenzia Nazionale di Croce Rossa Italiana per le dipendenze patologiche:  "Il boom delle firme sulla cannabis è un dato straordinario. La cannabis non fa più scandalo: è un dato di fatto di cui va tenuto conto, è inutile esorcizzarla. Prendo atto che l'attitudine dell'opinione pubblica in materia è cambiata, è molto più disponibile", ha detto ad Adnkronos.

"Molta gente ha bisogno di fumare cannabis perché non tollera lo stress della vita contemporanea. Secondo me non è un bene perché il Paese troverebbe più giovamento da una nazione in cui i giovani fanno sport e studiano. Io sono contrario alla diffusione della droga, ma penso che i politici che polemizzano su questo siano un po' rétro, non riescono a sintonizzarsi col mondo. Nessuno dei nostri politici farebbe l'autocritica che ha fatto Biden: negli Stati Uniti ci sono stati nel 2020 90.000 morti per overdose. Il presidente degli Usa ha compiuto una presa di coscienza politica sugli errori del passato. I nostri politici proibizionisti non sanno di che cosa parlano, considerano questo tema di nicchia. Quello nei confronti del metadone è un atteggiamento sprezzante".