Renzi e Presta sotto inchiesta, eccesso di zelo o accanimento giudiziario?

L'opinione di di Pietro Mancini
Politica
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Richiamo in prima e una paginata del primo quotidiano italiano, ieri, sugli sviluppi dell’inchiesta per presunto finanziamento illecito, che vede indagati Matteo Renzi, il manager cosentino, Lucio Presta, e il figlio, Niccolò, amministratore della società “Arcobaleno 3”.

Chapeau per lo sgub di Fiorenza Sarzanini, informata vicedirettrice del Corriere della Sera. Ma non è un filino eccessivo l’impegno, profuso dai magistrati e dalla Guardia di Finanza, nell’indagine, minuziosa, sulla realizzazione di un documentario, trasmesso dalla Rete tv 9, su Firenze, che ha fatto registrare la media, modesta, del 2 per cento di share? In fondo, l’indagato è Matteo Renzi, non Matteo Messina Denaro, l’imprendibile boss di Cosa Nostra.

 

Legittimo il controllo di legalità, anche sulle attività del parlamentare-che avrebbe (nello stesso periodo) acquistato un villone a Firenze-dell’agente dei vip dello spettacolo e sulla ratio del denaro, 700 mila euro, versato dai Presta e incassato, serenamente, da Renzi. Si può discutere se quel gruzzolo non sia stato troppo consistente in rapporto al non eccezionale documentario realizzato.

Ma l’entità dei compensi è scaturita, come avviene sempre, da una libera trattativa tra l’autore e la società produttrice. Giulio Andreotti ammoniva : “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca!”. Ci auguriamo che le perquisizioni e l’apertura dei cellulari e delle chat dei Presta siano stati ritenuti indispensabili per indagare sui rapporti Presta-ex premier.

Il Matteo di Rignano, tuttavia, non dimentichiamolo,  è, da tempo, con i suoi cari, sulla graticola giudiziaria, anche per le battaglie garantiste, contro i settori più politicizzati della magistratura. Ed è il leader meno simpatico (eufemismo) a Marco Travaglio, che non ha perdonato al senatore di Scandicci il contributo, determinante, di “Italia Viva”, nella caduta del secondo, mediocre governo di Giuseppi Conte, il leader di riferimento del sussiegoso giornalista torinese.