Repubblica silura il compagno Canfora. Aveva definito Meloni "neonazista"

Godiamoci lo spettacolo inusuale

Di Giuseppe Vatinno
Tags:
canfora meloni
Luciano Canfora
Politica

La premier aveva querelato il professore barese che l’aveva definita “neonazista”

 

Due notizie in una, due vicende frattali che si auto-contengono e che si richiamano l’un l’altra, in un gioco caleidoscopico francamente affascinante per la novità e la modalità.

Questo ciò che sta succedendo in questi giorni tra Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, il professor Luciano Canfora e la Repubblica.

Tutto nasce nell’aprile del 2022 quando Canfora -in uno dei suoi tanti giri per licei a Bari- definisce Giorgia Meloni “neonazista” aggiungendo poi la toppa peggiore del buco, che lo sarebbe “nell’anima”.

Tanto basta perché la Meloni lo quereli ed a ragione.

Il 16 aprile Canfora dovrà quindi presentarsi a processo, dopo la citazione diretta. Nel frattempo sono stati resi noti gli atti. Così si esprime l’esimio filologo in pensione: «Anche la terribilissima e sempre insultata, poveretta, leader di quel partito di destra che si chiama Fratelli d'Italia (come se in Francia ci fosse la Marsigliese come partito politico), trattata di solito come una mentecatta, pericolosissima ecc., siccome, essendo neonazista nell'anima si è subito schierata con i neonazisti ucraini, è diventata una statista molto importante ed è tutta contenta naturalmente di quel ruolo. Non fa parte della maggioranza di governo attuale ma è una pedina esterna molto comoda per dimostrare che il Paese è unito».

La Meloni aveva annunciato la querela su Facebook: "Ascoltate. Il filologo Luciano Canfora che, in un istituto scolastico di Bari, mi definisce “neonazista nell’animo”. Parole inaccettabili, ancora una volta pronunciate da una persona che si dovrebbe occupare di cultura e formazione e che invece finisce a fare becera propaganda a dei giovani studenti. La querela non gliela toglie nessuno...”.

Il riferimento era a un battaglione ucraino di sospetta ispirazione neonazista, il “battaglione Azov”. Allora, seguendo il filo di questo ragionamento, tutto l’Occidente pro Ucraina sarebbe stato ed è neonazista. Dunque il professore l’ha fatta grossa, utilizzando anche sillogismi risibili e sballati. Ma ora passiamo alla notizia nella notizia e cioè la solenne bastonatura data da Repubblica a Canfora tramite Tito Boeri e Roberto Perotti, tradizionali penne appuntite di sinistra che oggi escono con un articolo al curaro.

“Le parole hanno un peso” –iniziano- “Lo dovrebbe sapere soprattutto un filologo storico come Luciano Canfora, che invece si è lanciato in una serie di affermazioni sconcertanti e offensive nei confronti di Giorgia Meloni, ai confini fra l’esercizio della libertà di espressione e l’insulto vero e proprio”.

Proseguono i due: “I  ‘chiarimenti’ successivi sono ancora peggio. ‘Neo-nazista’, ha precisato Canfora, è diverso da ‘nazista’- ‘Neo-nazista è, ad esempio, l’atteggiamento di chi usa le navi da guerra per respingere i migranti (…) Neonazista è uno che non accetta e rispetta l’unità del genere umano’”. Boeri e Perotti non mollano e arrivano a scrivere: “È neonazista lo stesso Canfora quando elogia Stalin?”. E poi la chiosa: “Libertà di parola non significa parole in libertà”.

Insomma Repubblica dà proprio una bella bastonatura (è il caso di dirlo) al professor Luciano Canfora, da sempre considerato una istituzione togliattiana, un faro illuminante di civile progresso democratico ammantato di quella Cultura che era prerogativa della sinistra che fu e che ora è stata sostituita dagli ecopattini e dagli armocromisti.

C’entrerà anche che il direttore Maurizio Molinari è ebreo e che la sinistra canforiana (già partita la solita raccolta firma a suo sostegno di dotti, medici e sapienti) parteggia per Hamas? Non è dato di saperlo. Il filologo nel frattempo è riuscito anche a ficcarsi nella controversa manifestazione di Emiliano – Decaro, sempre a Bari, con parole contro il governo che hanno provocato nuove polemiche: “Mussolini sciolse i consigli comunali socialisti nel 1922”. Godiamoci dunque lo spettacolo inusuale della difesa da sinistra della Meloni, miracoli della Storia e della rissosità naturale dei compagni.