Riciclaggio e trasformazione (ma non solo): che cosa prevede il dl Materie prime 

Oggi l’estrazione dei minerali critici in Italia è quasi inesistente cosa che la rende quasi del tutto dipendente dai mercati esteri

di Vincenzo Caccioppoli
Politica

Dl Materie prime critiche: via libera in Senato

Ieri, il Senato, ha dato il via libera definitivo al cosiddetto decreto sulle materie prime, fortemente voluto dal ministro Adolfo Urso, a cui si deve un altro importante risultato sul versante della sostenibilità energetica.

Un pacchetto di norme che, in linea con le raccomandazioni dell’Unione Europea, dovrebbe finalmente far uscire il nostro Paese da una situazione imbarazzante. Il nostro sottosuolo, infatti, è ricco di molte delle materie che Bruxelles considera "critiche" perché importate quasi completamente dai Paesi extra-europei. Eppure, dei 17 minerali che sono presenti nel nostro Paese, ne sfruttiamo solo un paio.

Ecco perché questo decreto potrebbe essere come dice, in una nota, il copresidente dell’Ecr Nicola Procaccini “uno dei tasselli fondamentali voluto dal governo Meloni per il futuro energetico e produttivo dell’Italia”.

Lo aveva promesso un anno fa, il ministro del made in Italy, Urso, ed è stato di parola. La sua azione sta procedendo verso quella indipendenza energetica da diverse fonti energetiche, che possa liberare il paese dalla zavorra della dipendenza energetica da altri paesi. "L’Italia è all’avanguardia in Europa nel garantire le materie prime critiche necessarie per accelerare la transizione digitale e verde. Un grazie al Parlamento per aver condiviso queste norme strategiche volte alla realizzazione di una politica industriale che renda competitive le nostre imprese nei comparti del futuro".

E’ stato il commento del ministro Urso, molto attivo, in queste settimane, anche nelle trattative, a quanto sembra a buon punto, con il marchio cinese Dongfeng, per produrre i propri veicoli elettrici nel nostro paese. Il tasso europeo di dipendenza alle importazioni è molto elevato, e questa si concentra solo su alcuni Paesi fornitori come la Cina. Inoltre, secondo stime di IEA al 2030 la domanda di cobalto triplicherà, quella del litio sarà 8,6 volte maggiore, del nickel 7,5 volte e quella del neodimio (terra rara) quintuplicherà.

L’aumento dei prezzi delle cleantech per una asimmetria tra domanda e offerta è una minaccia estremamente verosimile che si aggiunge alla incertezza dei prezzi energetici iniziata con il conflitto russo-ucraino. L’Italia, consapevole di ciò e sulle orme dell’Unione Europea, è intervenuta subito con una nuova politica mineraria. Il decreto-legge “Materie prime critiche” è nato per adeguare la normativa nazionale sul settore minerario agli obiettivi e standard europei previsti dal regolamento Critical Raw Materials Act (Crma).

Oggi l’estrazione dei minerali critici in Italia è quasi inesistente cosa che la rende quasi del tutto dipendente dai mercati esteri. Il decreto prevede il rilancio delle miniere italiane con procedure semplificate per gli iter autorizzativi (massimo 18 mesi) e per centrare gli obiettivi europei, che prevedono tra l’altro un import per singolo Paese inferiore al 65%.

In Italia sono presenti 16 delle 34 materie prime critiche, ma si trovano in miniere chiuse da 30 anni; occorreva dunque legiferare per investire sulla loro riattivazione- Il compito era tutt'altro che semplice, anche perché alcune sono in Regioni a statuto speciale come la Sardegna.

La governatrice Alessandra Todde ieri  ha incontrato Urso cui ha rivendicato la competenza esclusiva delle regioni a statuto speciale in materia di cave e miniere e richiesto per la Sardegna un ruolo centrale nelle procedure autorizzative delle miniere. Ma il ministro Urso è abituato alle sfide e non si è certo perso d’animo, e di concerto col suo collega Picchetto Frattin è andato avanti per la sua strada col dl, fino alla approvazione definitiva del testo.

Il decreto-legge dedica particolare attenzione anche ai progetti di riciclaggio e trasformazione delle materie prime critiche. Per questi viene istituito un ulteriore punto unico di contatto presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Anche in questo caso il processo è progettato per essere rapido ed efficiente: le istanze sono verificate entro 10 giorni e i titoli abilitativi devono essere rilasciati entro un massimo di 10 mesi. Il provvedimento prevede inoltre aliquote sui prodotti delle concessioni minerarie, il recupero di risorse da rifiuti estrattivi e aggiornamenti normativi per includere strutture di deposito chiuse.

Specifici compiti vengono assegnati all’Ispra e al Mimit, come ad esempio la creazione di un registro nazionale delle aziende strategiche. Viene inoltre introdotto l’obbligo di notifica preventiva per l’esportazione di materie prime critiche e stabilite disposizioni per l’approvvigionamento urgente per il made in Italy.

La nuova legge si propone inoltre l’obiettivo di coordinare la normativa di settore e proroga le autorizzazioni per le operazioni condotte da società strategiche fino a tutto il 2024. In Italia ci sono complessivamente 76 miniere attive, 22 delle quali relative a materiali che rientrano nell’elenco delle 34 materie prime critiche dell’Ue. 

“L’obiettivo del Governo e del Mase è di rilanciare il settore minerario italiano attraverso iter autorizzativi semplificati per i progetti strategici, con procedure non più lunghe di 18 mesi per le estrazioni e 10 mesi per il riciclo. In questa direzione va il decreto-legge sulle materie prime critiche, che sarà ulteriormente rafforzato in fase di conversione”, ha dichiarato la viceministra all’Ambiente e Sicurezza Energetica Vannia Gava.

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