Riforme, no del Pd "netto e motivato". Schlein spiega le contro-proposte Dem
Schlein: "Su poteri del Colle non toccati gigantesca bugia"
"La democrazia non è la libertà ogni 5 anni di andare a votare ed acclamare un capo"
''Il no del PD all'elezione diretta del presidente del Consiglio è una contrarietà netta e motivata. Il premierato non esiste in nessun altro paese del mondo e c'è un motivo: è un sistema che scardina gli equilibri tra i poteri dello stato''. La conferma della bocciatura al premierato alla Meloni da parte di Elly Schlein e del PD si conferma netta. In una conferenza stampa al Senato con la segretaria, i capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, il responsabile Riforme Alessandro Alfieri e il senatore Andrea Giorgis, i dem lamentano anche la mancanza di volontà di confronto da parte della maggioranza in queste settimane di iter a Palazzo Madama e rilanciano le proposte alternative di riforma del PD. Per Schlein, quella del governo ''è una riforma pericolosa e furbissima, Meloni dice 'decidete voi' ma dietro c'è un gigantesco 'decido io per voi per 5 anni'. Si indebolisce il Parlamento che già in questi anni abbiamo visto svuotato della sue prerogative e poi c'è la gigantesca bugia sul fatto che i poteri del presidente della Repubblica non sono toccati, lo capisce anche un bambino che non è così. Insomma smantella la repubblica parlamentare così come l'abbiamo fin conosciuta". Perchè "la democrazia non è la libertà ogni 5 anni di andare a votare ed acclamare un capo. Non mi stupisce che nel governo ci sia un ministro che crede che l'elezione in Russia sia stata libera e democratica. Non è questa la democrazia", dice Schlein alludendo alle parole di Matteo Salvini ieri su voto in Russia. Giorgis riferisce dello stato dei rapporti con la maggioranza in commissione: ''Noi in commissione interveniamo su ogni emendamento cercando di spiegare perché secondo noi questa è riforma dannosa ma, a fronte dei nostri argomentati interventi, non abbiamo ricevuta una sola risposta da parte della maggioranza per spiegare le ragioni che sostengono questa riforma. Quindi finora non c'è stato alcun dialogo. Ma noi insistiamo perché crediamo nel Parlamento e nel pluralismo. Perché è il pluralismo la posta in gioco di questa riforma che riduce tutta la partecipazione politica all'elezione del premier".
Continua Alfieri: "Dieci mesi fa, quando ci siamo visti con Meloni, avevamo preso per buone le parole della premier di costruire insieme là riforme. Ma così non è stato. Noi abbiamo posto solo il paletto dell'elezione diretta. Sul resto disponibili al confronto su tutto. Hanno tirato dritto su una riforma che indebolisce la figura del presidente della repubblica, figura fondamentale per la coesione nazionale. Vogliamo fare questa battaglia con le altre opposizioni e anche con le forze sociali per fermare una riforma che ha uno slogan suadente 'decidi tu' ma che in realtà è un 'decido io per i prossimi 5 anni'. Ed è Boccia a ricordare come il "primo critico dell'impianto" sia stato un autorevole esponente della maggioranza, "il presidente Pera. Noi utilizzeremo tutti gli strumenti per opporci a questo scempio, stanno piegando la costituzione ai loro interessi politici, allo scambio Lega Fdi tra autonomia e premierato. Lo diciamo dopo un anno e mezzo di governo Meloni, non sono più esordienti e non ci si ricorda di un provvedimento che abbia inciso". Braga insiste sullo svuotamento delle prerogative del Parlamento. "È uno svuotamento del parlamento già in atto e che questa riforma cristallizza. Noi non vogliamo difendere in modo asfittico il parlamento infatti abbiamo presentato le nostre proposte. Un governo che sta fallendo su tutta l'agenda economica e sociale ,si rifugia nelle scusa che servono più poteri. Useremo ogni strumento per contrastare la riforma, dentro e fuori il Parlamento".
Sottolinea Schlein: "Se oggi la vita degli italiani non è migliorata non è colpa della Costituzione, ma della incapacità di questo governo. Non si potrà far cambiare idea a un governo. E io credo che fra chi ha votato Meloni, in tanti speravano che avrebbe aumentato le pensioni, invece le ha tagliate. Tante che pensavano che avrebbero investito nella sanità, non che l'avrebbe tagliata. E non è democrazia dire: se non vi sta bene, fra cinque anni non mi votate più". Quindi il PD ha ricordato le sue proposte, che escludono l'elezione diretta del premier, per utilizzare invece lo strumento della sfiducia costruttiva e del potere di nomina e revoca dei ministri da parte del presidente del Consiglio per rafforzare la stabilità dell'esecutivo. Il tutto senza toccare la figura del presidente della Repubblica. "Noi abbiamo portato proposte alternative concrete -argomenta la segretaria dem-. Introduciamo la sfiducia costruttiva, che vuol dire che non si può fare cadere un governo senza avere una alternativa già pronta. C'è una strada che abbiamo proposto. Meloni dice che è una riforma per dare più potere ai cittadini. Se davvero vogliamo dare potere ai cittadini cambiamo la legge elettorale, non sperare ogni cinque anni di beccare il capo giusto. Studiamo un rafforzamento degli istituti di democrazia diretta, come il referendum".