Roccella contestata, opposizione muta. Silenzio assordante di Schlein & co
Anzi, qualcuno ha giustificato gli schiamazzi di quei giovani
Dure parole del sempre presente presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha definito le proteste come incivili
Mentre ancora non si sono spenti gli echi della polemica sulla presunta censura di Antonio Scurati sulla Rai, scoppia un altro caso di protesta sopra le righe che impedisce quello sì ad un ministro della Repubblica ( sempre la stessa la mite Eugenia Roccella, era già accaduto al Salone del libro di Torino, lo scorso anno), ad un evento pubblico come gli Stati generali della natalità. Schiamazzi di gruppi di giovani che hanno costretto la mite Roccella, dopo aver invano cercato di interloquire con i suoi contestatori, a lasciare l’evento. Ci si aspettava come sarebbe giusto e naturale fare una levata di scudi da parte di chi professa e richiede la libertà di espressione e accusa altri di occupazione dei mezzi di informazione, a favore del diritto della ministra, contestata tra le altre cose per una questione che in quel momento non si stava dibattendo, di parlare ad un evento dove era stata invitata.
Invece dopo le dure parole del sempre presente presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha definito le proteste come incivili e che ha espresso personalmente la propria solidarietà telefonando alla ministra Roccella, dalle opposizioni, a parte qualche voce qui e là, un silenzio assordante, se non una giustificazione nemmeno troppo velata verso i giovani che hanno contestato. Eppure il messaggio del presidente della Repubblica Mattarella da tempo considerato da tutti come il massimo garante della costituzione e dello spirito democratico del paese, erano nette ed inequivocabili "Voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione".
Ed invece né Conte, né la Schlein né Bonelli o Fratoianni hanno sentito il dovere di spendere una sola parola per difendere il diritto alla libertà di parola da parte di un membro delle istituzioni. La stessa Roccella che ha militato nelle file radicali, partito storico delle rivendicazioni femministe e della libertà civili in genere, che quindi non appartiene alla storia della destra italiana, aveva in un post dal sapore un po’ polemico chiesto a politici dell'opposizione e ad intellettuali, come Scurati e Saviano di fare sentire la loro voce del dissenso. Anzi proprio Roberto Saviano, ha avuto l’ardire di giustificare chi ha impedito alla ministra di parlare.
La cosa, a tratti ridicola che adducono questi professionisti della polemica tout court contro il governo, è che la censura è solo ed esclusivamente quando viene operata da chi è al comando, come se i liberi cittadini potessero invece decidere, come è già avvenuto anche per altri (Molinari e il giornalista Parenzo, solo per citare gli ultimi casi) chi ha il diritto di parlare e chi invece deve stare zitto. Certo tutti sappiamo che tecnicamente la censura è il controllo della comunicazione da parte di un'autorità, che limita la libertà di espressione e l'accesso all'informazione con l'intento dichiarato di tutelare l'ordine sociale e politico. Ma è altresì vero che quello accaduto a Roccella, ma anche a Molinari e Parenzo se non di censura si tratta comunque di una forma di limitazione di una delle libertà democratiche, sancita dalla nostra costituzione.
Ma quello che lascia davvero basiti è il silenzio assordante di Conte e Schlein, che hanno invece minacciato proteste in piazza per difendere la libertà espressione e d'informazione in questo paese messo in pericolo, a dir loro da questo governo. Se invece ad impedire la stessa sono semplici contestatori anche in forme, per ora verbali, piuttosto violente, allora tutto rientra nella logica delle cose e nella normalità. In un paese civile occorrerebbe fare una distinzione tra la protesta civile, che è un diritto sacrosanto e da difendere tout court, con quella incivile e anche violenta, anche se solo verbalmente, che si è tenuta agli Stati generali della natalità. E sulla base di questa distinzione necessaria e doveroso, occorrerebbe esprimere la solidarietà a chi ne è vittima.