Fusione Lega-FI per bilanciare Meloni. Il piano "top secret". No di Giorgetti

Dubbi di Tajani, contrario il ministro dell'Economia (più meloniano che leghista)

Di Alberto Maggi
Politica

Al Senato gli equilibri non cambierebbero, ma alla Camera sarebbe rivoluzione


Un progetto ancora in fase embrionale, ma che viene discusso ai piani alti di Lega e Forza Italia e che, pare, sia già stato toccato anche nei colloqui tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. In questo primo mese abbondante di governo è emerso chiaramente, come dimostra in modo plastico la Legge di Bilancio per il prossimo anno, che Fratelli d'Italia comanda e prende le decisioni principali. Non solo perché esprime la presidente del Consiglio ma soprattutto perché, a seguito dei risultati elettorali dello scorso 25 settembre, ha la maggioranza relativa netta sia alla Camera sia al Senato.

Che fare quindi? Dietro le quinte, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, torna l'ipotesi - che potrebbe concretizzarsi all'inizio del 2023 - della federazione tra il Carroccio, Forza Italia e i partiti minori del Centrodestra. Il primo step, di un processo lungo, sarebbe la fusione (o quantomeno federazione) dei gruppi parlamentari. A Palazzo Madama gli equilibri interni alla maggioranza non muterebbero. Alla Camera Alta FdI ha 63 seggi e la somma di Lega, azzurri e Civici d'Italia - Noi Moderati arriva a quota 53. Sicuramente un peso superiore rispetto a quello che hanno oggi le singole forze divise, ma il partito di Meloni continuerebbe a fare la voce grossa.

A Montecitorio le cose sono diverse. Molto diverse. Fratelli d'Italia ha 118 deputati, mentre la somma di Carroccio, Forza Italia e Noi Moderati fa esattamente 119. Un parlamentare rispetto a FdI. Nulla di clamoroso, come ha detto stamattina la premier in un'intervista su un quotidiano nazionale, il governo durerà a lungo (Salvini e Berlusconi non vogliono assolutamente la crisi) ma se in uno dei due rami del Parlamento un nuovo gruppo Lega-Fi-Noi Moderati fosse la prima forza politica potrebbe cambiare, in parte, gli equilibri parlamentari.

Quantomeno nella calendarizzazione dei provvedimenti in sede di Conferenza dei capigruppo, negli ordini del giorno, nelle mozioni e, in sostanza, in quel day-by-day parlamentare (anche nelle Commissioni e non solo in Aula) che è spesso decisivo. In Forza Italia Berlusconi sarebbe sostanzialmente d'accordo, così come Licia Ronzulli. Qualche resistenza dal vicepremier Antonio Tajani e da una minoranza di parlamentari. Il problema, semmai, è nella Lega.

A opporsi a questo progetto è il vice-segretario e ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, secondo il quale l'equilibrio corretto è quello attuale. D'altronde, spiegano fonti parlamentari della maggioranza, il titolare del Mef - come dimostra la manovra economica - è in perfetta sintonia con la presidente del Consiglio. E infatti, ironicamente, nel Carroccio qualcuno sottolinea come GG sia più "un ministro meloniano che della Lega".

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