Sardegna, da qui alle Europee governo in tempesta

Ci sono almeno due segnali provenienti dall'isola che preannunciano tempesta all'interno della maggioranza in vista delle Europee

Di Dario Fertilio
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Elezioni in Sardegna

Esala una discreta puzza di bruciato dal motore del centro-destra, dopo la sbandata fuori programma sulle strade malconce della Sardegna. E la causa non è limitata alla sconfitta, pur di misura, subita nel duello per il governatorato. Paolo Truzzu, fortemente voluto dalla Meloni, ha perso, è vero, solo di un'incollatura, dovendo cedere il passo alla grillina Alessandra Todde per poche migliaia di voti (meno dello 0,5 per cento).

Ma ci sono almeno altri due segnali provenienti dall'isola che preannunciano tempesta all'interno della maggioranza. Il primo riguarda, paradossalmente, il terzo arrivato, cioè Renato Soru, che non è andato lontano (8,6 per cento) dopo essersi messo in proprio e alleato con i cespugli del centro-sinistra, ma che interpreta pur sempre una cultura politica legata al Pd.

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Potenzialmente i voti che ha ottenuto potrebbero confluire di nuovo nel centro-sinistra alla prossima occasione, trasformando la maggioranza risicata appena conseguita dalla Todde in una quasi valanga. E poi c'è un secondo segnale ancora più inquietante per il centro-destra. Infatti, i partiti che lo compongono hanno ottenuto una chiara maggioranza nella regione se si confrontano i voti di lista raccolti complessivamente dalle due coalizioni contrapposte.

Con un grande però: una notevole parte di quegli elettori, e in maniera probabilmente decisiva, ha scelto il voto disgiunto, premiando addirittura la leader dello schieramento opposto, quello della Todde. Superfluo - per chi ha seguito il braccio di ferro durato fin troppo a lungo fra la Meloni e Salvini per imporre il candidato a governatore - notare che una gran parte di quei "disgiunti" proveniva dalle schede dove la prima croce era stata tracciata sulla lista del Carroccio.

Pura vendetta consumata nel segreto dell'urna? O, più probabilmente, disaffezione dell'apparato leghista, non solo sardo, per un'alleanza nazionale che lo sta costringendo a inghiottire bocconi amari? E ancora: la strategia bifronte di Salvini, che si concretizza in un partito "di lotta e di governo", e strizza l'occhio a Putin mentre accondiscende ai finanziamenti pro Ucraina, è giunta a un punto di svolta? Di certo, l'imminenza delle elezioni europee sta per costringere i tre principali partiti della coalizione di governo a scoprire le rispettive carte, e ne vedremo di tutti i colori.