Sardegna, Meloni ko. Governo più debole. Ora nel Cdx è caos. Le conseguenze
Regionali in Sardegna, si rilancia l'asse M5S-Pd e Schlein sempre più vicina a Conte
Accuse reciproche nel Centrodestra per la sconfitta in Sardegna. Governo più debole e riforme del Centrodestra a rischio. E con le Europee (tutti contro tutti) sarà ancora peggio
Clamorosa sconfitta per Giorgia Meloni. Alle elezioni regionali in Sardegna la presidente del Consiglio, dopo un lungo braccio di ferro con Matteo Salvini, ha silurato il Governatore uscente Christian Solinas, colpito anche da un'inchiesta giudiziaria, per imporre il suo uomo, ex sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, vicinissimo a Giovanni Donzelli. Nonostante ci fosse un cauto ottimismo in Fratelli d'Italia alla vigilia, i risultati dello scrutinio sono stati una doccia fredda, gelata e inattesa, per la premier. La prima vera sconfitta, pesante e dolorosa, per Meloni da quando è a capo del governo a Palazzo Chigi.
E a perdere questa volta non sono stati né la Lega né Forza Italia ma proprio Fratelli d'Italia, lontanissimo da quel 30% auspicato alla vigilia. E Truzzu ha perso con un margine molto ampio proprio nel capoluogo sardo, nella sua Cagliari. Un segnale pesante per la presidente del Consiglio, una battuta d'arresto che non solo rilancia l'asse Pd-M5S (Alessandra Todde è una candidata grillina appoggiata anche da Elly Schlein) ma che potrebbe avere forti contraccolpi sul governo e sulla maggioranza, creando forti tensioni nel Centrodestra.
FdI e Forza Italia danno la colpa alla passata legislatura, quindi alla Lega e a Solinas ("cinque anni non brillanti"), mentre dal Carroccio parlano di un grave errore di Meloni e del resto della coalizione di aver voluto imporre Truzzu come candidato. Ma dai dati emerge che c'è stato un importante voto disgiunto che ha punito Truzzu: chi ha votato Lega e Partito Sardo d'Azione in molti casi non ha votato il candidato di Fratellli d'Italia.
Ora, in vista delle Regionali in Abruzzo e soprattutto delle elezioni europee dell'8-9 giugno (con il proporzionale e quindi tutti contro tutti, la tensione è destinata a salire tantissimo all'interno della maggioranza. Già sul terzo mandato dei Governatori la maggioranza si è spaccata, ora le ripercussioni potrebbero colpire le due grandi riforma in Parlamento, l'autonomia regionale differenziata e l'elezione diretta del premier.
Non solo. Anche l'appoggio incondizionato e totale di Meloni all'Ucraina di Zelensky non è affatto piaciuto alla Lega e quindi i motivi di fibrillazione sono tantissimi. E destinati ad aumentare dopo la sconfitta inattesa e clamorosa in Sardegna, con uno scambio di accuse sulla responsabilità del flop. I prossimi mesi in vista delle Europee la temperatura nel governo sarà non calda ma bollente con possibili sgambetti in Parlamento su diversi provvedimenti. Fatto sta che per Meloni, dopo il trionfo alle Politiche del 2022, è la prima vera grande battuta d'arresto.
Al tempo stesso, visto anche il magro risultato di Renato Soru sostenuto da Azione e Italia Viva, la vittoria di Todde in Sardegna spingerà Schlein ancora di più verso il M5S e lontano dal centro.. alimentando così il malumore dei moderati Dem (area Bonaccini e Guerini) già furioso per il no al terzo mandato dei presidenti di regione in Commissione al Senato.