Sardegna, vittoria di Pd e Verdi-Sinistra. Crollo Lega, scende anche il M5S
L'analisi delle elezioni regionali in Sardegna e dei trend elettorali
La Sardegna è una regione “laboratorio” dal punto di vista politologico e ha un comportamento elettorale fluido
Nelle elezioni regionali in Sardegna del 2024, Alessandra Todde, candidata del campo largo formato da centrosinistra e pentastellati, ha vinto al fotofinish con una affermazione di stretta misura su Paolo Truzzu, candidato del centrodestra. La coalizione del cosiddetto “campo largo,” composta da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico (Pd) e Alleanza Verdi-Sinistra, ha ottenuto la maggioranza. A questo punto è interessante fare un confronto innanzitutto fra i risultati delle elezioni regionali del 2024 e quelli delle precedenti elezioni regionali del 2019.
Partito Democratico (Pd). Il Pd è oggi il primo partito in Regione, passando dal 13,5% nel 2019 al 13,8% nel 2024, con un leggero aumento in quota.
Alleanza Verdi-Sinistra. Nel 2019, Liberi e Uguali aveva ottenuto il 3,8% dei voti. Nel 2024, l’Alleanza Verdi-Sinistra (con una composizione diversa) ha ottenuto il 4,7%.
Movimento 5 Stelle (M5S). Nel 2019, i 5 Stelle avevano ottenuto il 9,7% dei voti, mentre nel 2024 hanno raccolto il 7,8%. Questo calo contenuto può essere attribuito anche al risultato della lista “Uniti per Alessandra Todde,” che ha preso il 4% dei consensi.
Fratelli d’Italia (FdI). Il partito di Giorgia Meloni ha preso il ruolo che cinque anni fa era della Lega, passando dal 4,7% nel 2019 al 13,6% nel 2024, con un forte aumento in quota.
Forza Italia (FI). Scende all’8% del 2019 al 6,3% del 2024.
Lega. Il partito di Matteo Salvini ha subito un calo significativo, passando dall’11,4% nel 2019 al 3,8% nel 2024.
In sostanza, a centrodestra, come voto regionale, dal 2019 al 2024 è avvenuto un “travaso” di voti da Lega e FI a Fratelli d’Italia; mentre, nel campo contrapposto, l’alleanza fra Pd e M5S ha fatto la differenza in senso positivo.
Perché ha perso il centrodestra? Questo risultato potrebbe essere attribuito a diversi fattori. Innanzitutto, la Lega ha subito come abbiamo visto un forte calo rispetto al 2019, influenzando almeno parzialmente l’intera coalizione di centrodestra. In aggiunta, alcuni partiti hanno invertito i ruoli e i voti ottenuti rispetto alle elezioni precedenti. In particolare, Fratelli d’Italia ha guadagnato terreno, mentre Forza Italia e soprattutto la Lega ne hanno perso. Infine, la coalizione guidata da Alessandra Todde ha ottenuto una vittoria per quanto assai stretta grazie al “campo largo”, al voto disgiunto e al sostegno di diverse liste civiche. In conclusione, mentre il centrosinistra si è riconfigurato pragmaticamente (e anche con un po’ di innovazione) rispetto a cinque anni fa, il centrodestra si è presentato al voto logorato e senza un vero nuovo progetto di legislatura. E il candidato presidente Truzzu è stato penalizzato dal voto dei suoi concittadini cagliaritani.
Ora facciamo il confronto, per quanto piuttosto improprio, con i risultati delle politiche 2022. Nel centrodestra, FdI scende in quota percentuale dal 23,6 a 13,6; la Lega scende dal 6,3 al 3,8; anche Forza Italia scende dall’8,6 al 6,3, ma supera la Lega. Nel “campo largo”, il Pd in realtà scende dal 18,7 al 13,8 e il M5S dal 21,8 al 7,8. Come mai questa discesa dei principali partiti? Perché alle regionali hanno pesato molto le liste locali. Il confronto con le politiche, pur con tutte le cautele del caso, evidenza un segnale di possibile esaurimento per l’onda lunga del voto per Fratelli d’Italia.
Il voto regionale sardo ha in qualche misura un valore nazionale? In parte no, perché la Sardegna è (demograficamente parlando) una piccola regione, non rappresentativa del totale nazionale. In parte sì, perché è una regione “laboratorio” dal punto di vista politologico e ha un comportamento elettorale fluido, che talvolta coglie trend più generali, destinati a venire confermati nei successivi appuntamenti elettorali.
*politologo e sondaggista