Schlein, la segretaria del Pd che non vuole aiutare Israele. Scoppia il caso
Nonostante l'origine ebraica, Schlein ha manifestato incoerenze nel suo approccio al conflitto, passando da dichiarazioni pro-Israele a un supporto per Hamas
Schlein: "Basta armi a Israele". Lo strano caso della segretaria del Pd criticata pure dal padre
Elly Schlein continua a ripetere che non bisogna dare armi ad Israele. La cosa strana è che la segretaria del Pd è ebrea. La vicenda non è molto nota ma è interessante. La Schlein incappò già lo scorso anno in una clamorosa gaffe a riguardo che sembra tratta da un film di Woody Allen di umorismo yiddish.
Tutto nasce da ignobili battute razziste sui social sul suo naso a cui lei ha risposto candidamente: "Per quanto sia orgogliosissima del lato ebraico della mia famiglia paterna, io non sono ebrea, perché come sapete la trasmissione avviene per linea matrilineare. Ma la cosa più folle è il dibattito sul mio naso. Perché non è un ‘naso ebreo Schlein’ che ho ereditato da mio padre, come scrivono i razzisti nella rete. È un naso tipicamente etrusco”. Insomma, invece di prendersela con i cretini razzisti si “discolpava” dicendo che “il suo naso era etrusco e non ebreo”. Ne ho parlato qui.
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Ma venendo a vicende più serie la Schlein si è fatta trovare totalmente impreparata allo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas dello scorso ottobre. Inizialmente non sapeva letteralmente che pesci prendere perché si trovava nella singolare posizione di essere una ebrea a capo di un partito per lunga tradizione ostile a Israele e filo-palestinese. Quindi ha cominciato a bofonchiare inizialmente dichiarazioni pro Israele ma rapidamente le ha cambiate perché saliva la protesta nel suo partito, soprattutto la sua base saldamente pro palestinese.
E questo nonostante fosse a tutti chiaro che Israele è il Paese aggredito con il rapimento dei 200 partecipanti al rave nel deserto. Tralasciamo gli stupri di massa ai danni delle giovani donne israeliane e i dettagli truculenti emersi dai social sempre a sfondo sessuale. La Schlein, capito che tirava una brutta aria per lei nel suo partito, ha rapidamente fatto una clamorosa marcia indietro ed ha cominciato a sostenere di fatto Hamas, negando aiuti a Israele perché “solo suo padre è ebreo non la madre”.
Perfino suo padre, il professore universitario Melvin Schlein, se l’è presa con la figlia in una intervista a “La Domenica”, del Corriere del Ticino. “Tutti parlano della soluzione dei due Stati. Anche Elly, ma io le ho detto: ci credo poco. Implicherebbe una strutturazione delle relazioni e un riconoscimento istituzionale che una parte della società araba non può accettare".
Il padre della Schlein non parla a vanvera perché lui queste cose le ha vissute in prima persona e sa cosa vuol dire: “Anche negli anni ‘60 dormivamo con il mitra sotto il letto”, ha dichiarato dopo lo scoppio del conflitto riferendosi alla difesa del suo kibbutz di Nahal Oz (vicino a Gaza), dove ha lavorato come volontario. Ecco, se il professor Schlein non avesse avuto quel mitra “sotto il letto” ora probabilmente non ci sarebbe più e sua figlia Elly non sarebbe mai nata.
Sarebbe il caso che lo ricordasse quando ora per conservare la cadrega dice ai quattro venti che “non bisogna inviare armi ad Israele”, mentre i Paesi arabi approvvigionano lautamente Hamas ed Hezbollah ha ricominciato a sparare missili dal Libano e con le minacce continue dell’Iran. Un discorso a parte poi andrebbe fatto per gli Usa a trazione democratica di Joe Biden che sono palesemente ostili a Israele in questo in piena sintonia con Elly Schlein. Ma il futuro potrebbe presto cambiare se vincesse il più che probabile candidato repubblicano Donald Trump, da sempre amico di Israele e anche la guerra in Ucraina andrebbe a finire.