Pd, Schlein spera nel flop dei referendum sul lavoro. Così zittisce i "nemici" (tanti) interni

La segretaria sa che il quorum è impossibile e quindi...

Di Alberto Maggi

Elly Schlein

Politica

Il problema che con questo atteggiamento il rischio scissione cresce sempre di più

Indebolire e controbattere all'attacco interno dei sempre più numerosi "nemici" che, rigorosamente dietro le quinte, lavorano per non consentire alla segretaria del Partito Democratico di essere lei la candidata presidente del Consiglio alle prossime elezioni politiche, in programma - salvo crisi del Centrodestra - nel 2027. Elly Schlein, sempre più chiusa a riccio tra i suoi fedelissimi, vede moltiplicarsi i convegni e le assemblee dei vari moderati, cattolici e liberali Dem.

Su tutti c'è Paolo Gentiloni, che ora scrive pure sul quotidiano la Repubblica, come figura centrale di una vasta area che va da Dario Franceschini (con la sua proposta di modifica della legge elettorale anti-maggioritario) fino a Lorenzo Guerini passando per Graziano Delrio e Romano Prodi. Ma questi sono solo i nomi più famosi dei big che "lavorano contro l'ipotesi Schlein candidata a Palazzo Chigi" perché tra parlamentari, consiglieri regionali, comunali ed eurodeputati sono sempre più numerosi. Compreso, a proposito di Parlamento Ue, Stefano Bonaccini. Ma l'arma che ha ora in mano la segretaria sono i referendum, da lei firmati e sottoscritti (insieme alla responsabile lavoro della segreteria Maria Cecilia Guerra), della Cgil sul Jobs Act.

Molti esponenti del Pd, dell'area moderata, cattolica e liberale, hanno già dichiarato che non voteranno o che andranno a votare 'no' e quindi contro l'abrogazione delle norme. In sostanza contro la Cgil e anche Schlein e i suoi fedelissimi.

Ad esempio Guerini lo ha già chiaramente affermato ma non solo lui. Ma questo è proprio quello che Schlein spera perché sa perfettamente che senza il referendum contro l'autonomia regionale il quorum è impossibile da raggiungere (vista anche la scarsissima affluenza alle urne delle ultime elezioni) e quindi, a urne chiuse e a battaglia di Maurizio Landini persa, la segretaria del Pd darà la colpa a tutti quelli del suo stesso partito che non si sono impegnati per portare i cittadini ai seggi o che addirittura hanno boicottato i referendum sul lavoro.

Un modo per metterli a tacere e riprendersi una leadership sempre più spostata a sinistra. Il problema, spiegano fonti Dem, è che con questo atteggiamento il rischio scissione cresce sempre di più. Vedremo come andranno le Regionali che saranno decisive (forse).

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