Scontro magistratura-politica, sondaggio: italiani divisi. Chi sta con chi

Il sondaggio di Termometropolitico disegna lo scenario dello scontro tra magistratura e politica. I numeri

di Antonio Amorosi
Politica

Toghe-governo, cosa pensano gli italiani delle tensioni dopo i casi Delmastro, Santanché e del figlio di La Russa?

 

Un Paese diviso in due. Questo è il quadro che presenta l’ultimo sondaggio di Termometropolitico sul capitolo dedicato al rapporto tra magistratura e politica nel Belpaese. Gli analisti hanno sottoposto agli italiani la domanda: “Secondo lei, visti i casi di Delmastro, di Santanché e del figlio di La Russa è in corso un attacco della magistratura al Governo?”

La consistenza numerica del campione di intervistati ammonta a 4000 individui, rappresentativi degli elettori. Il 35,2% degli intervistati ha risposto: “Sì, come già avvenuto durante i governi Berlusconi la magistratura si vendica per riforme non gradite e cerca di ostacolare il Governo con i propri mezzi”. Un giudizio molto duro. Mentre un 34,2% è di parere totalmente opposto e risponde in modo altrettanto rude: “No, coloro che gridano alla giustizia a orologeria cercano solo di delegittimare un organo importantissimo come la magistratura, ed è grave”.

A rinforzare il quadro divisivo anche le percentuali di chi dà un giudizio meno netto sulla vicenda. Il 12% degli intervistati risponde affermativamente alla domanda sulla strumentalità delle indagini attuali della magistratura: “In parte sì, ma solo per alcune delle indagini in corso”. Mentre un 16,7% rigetta l’ipotesi: “No, i casi sono reali, ci sono stati reati. Probabilmente il fatto che coinvolgono la politica, però, accentua l'attenzione dei magistrati”.

Un tema, lo scontro tra magistratura e politica che resta profondamente sentito perché solo l’1,8% degli intervistati si sfila e risponde: “Non so/preferisco non rispondere”.

Un conflitto che dura dagli anni di Mani Puliti o Tangentopoli dir si voglia. Per l’Anm quello attuale è uno scontro non voluto ma subito.

L’indipendenza e l’autonomia tra potere politico e potere giudiziario dovrebbero essere principi cardini dello Stato di diritto. Ma le continue soprapposizione e contrapposizione tra poteri, caratterizzato dalla crescente incidenza delle indagini giudiziarie sulle dinamiche della politica e dell’opinione pubblica (su come questi due mondi si intersechino o si tocchino sotto vari aspetti), scuotono ancora gli italiani.

Uno dei temi cardini proposti dal governo è riformare il funzionamento della giustizia sotto tanti aspetti e nel mirino sono finite le scelte spesso corporative delle toghe nelle nomine dei magistrati, le fughe di notizie sugli indagati, la sincronicità di alcune indagini con l’evolversi di processi politici. L'Anm non ci sta per niente a questa lettura. “Stiamo occupando le cronache senza volerlo. Si parla di scontro tra politica e magistratura, è uno scontro non voluto che stiamo subendo”, ha detto più volte il presidente dell’ANM Giuseppe Santalucia, “si è innalzato senza che noi si sia fatto nulla”. In soldoni: Cosa avrebbero dovuto fare i magistrati dei vari casi? Non indagare chi ha il potere? Non approfondire?

Tutto accade, e il Paese è diviso come sempre, mentre il ministro Carlo Nordio, ex magistrato di grande esperienza, ha annunciato più volte una riforma del sistema che prevede la separazione delle carriere tra accusa e giudici, un’intervento sulla discrezionalità dell’azione penale, una riscrittura del codice penale e del codice di procedura penale. Riforme annunciate anche da altri governi in precedenza ma che per un motivo e per un’altro non hanno mai visto la luce. Secondo il portale Errorigiudiziari.com “dal 1992 al 31 dicembre 2022, si sono registrati 30.556 casi: vuol dire che, in media, si sono registrati oltre 985 innocenti in custodia cautelare ogni anno”. E parliamo solo di coloro che sono finiti in carcere ingiustamente, una parte rispetto ad altri tipi di errori.

Ci saranno le condizioni per trovare la strada per un processo più giusto?

 

 

 

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