Scurati dopo la censura: "Paura è passione politica della destra sovranista"

Lo scrittore legge a Napoli il monologo censurato dalla Rai. “E’ duro, sono un cittadino che scrive libri e mi ritrovo invece al centro di attacchi personali"

di redazione politica
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Scurati dopo la censura: "La paura è la passione politica della destra sovranista"

"Populismo e fascismo. Mussolini oggi" è il titolo dell'incontro, nel Cortile d'onore di Palazzo Reale, con Antonio Scurati, il direttore di Repubblica Maurizio Molinari e Raffaella Scuderi. “Viva l’Italia anti fascista”, dice Scurati.

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Lo scrittore a Napoli legge il suo monologo e aggiunge delle frasi parlando del fascismo stragista, sottolineando che ha riguardato “non solo prima della guerra e durante la guerra, ma anche nel dopoguerra fino a tutti gli anni '80 con lo stragismo". Ricostruendo l’annullamento della sua partecipazione alla trasmissione Rai Chesarà, l’autore di “M. Il figlio del secolo” non ci sta a passare come un profittatore: “È duro, faticoso, doloroso. Sono un privato cittadino che legge e scrive libri e, all'improvviso, per aver fatto lo scrittore, mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica accanita, spietata e fatta di attacchi personali, denigratori, che mi dipingono come un profittatore, quasi come un estorsore". Una replica che sembra diretto al post pubblicato ieri da Giorgia Meloni

Scurati dice di essersi sentito come un ospite indesiderato: “Pensavo che la Rai fosse anche mia, del resto è di tutti, è dello Stato italiano, ma alla fine mi hanno detto 'tu non entri', come un ospite indesiderato. Si è perso il senso di democrazia in questo Paese”.

Scurati aggiunge: “Non voglio essere e fare la vittima, ma dopo che accadono delle cose arriva la paura, esci di casa e guardi a destra e sinistra. La tua vita è già cambiata. Mi sono innervosito dopo che in seguito al post di Giorgia Meloni sono stato costretto a fare una replica. Ma io non voglio fare la vittima”. "Io non ho mai gridato al lupo – spiega lo scrittore - dicendo “stanno tornando fascisti e squadristi”, perché ho studiato e raccontato a lungo il fascismo storico di 100 anni fa per fare queste previsioni estremistiche e avventate, ma devo dire che questo tipo di aggressione è una forma di violenza".

Quindi sul post della premier aggiunge: “Un privato cittadino si sente sottoposto a un peso che è schiacciante. Mi ha dato fastidio il fatto che un post della presidente del Consiglio mi ha costretto a una replica, che mi mette in una posizione vittimaria, posizione che non voglio assumere, ma siccome c'erano delle falsità incontrovertibili sul piano fattuale, ho dovuto replicare. Ma non voglio fare la vittima".

Il timore di Scurati è quello che gli venga dipinto un bersaglio sulla schiena: "Quando un leader politico di tale carisma, come sicuramente è la presidente del Consiglio Meloni, che ha un seguito molto vasto, dentro il quale , là sotto, vista anche la storia politica da cui proviene, c'è sicuramente qualche individuo non estraneo alla violenza; quando il capo punta il dito contro il nemico e i giornali; o meglio quando i ‘giornasquadristi’ fiancheggiatori del governo ti mettono sulle prime pagine, con il titolo sotto 'l'uomo di m.', allora ti disegnano un bersaglio intorno alla faccia. Poi magari qualcuno che mira a quel bersaglio c'è. Succede, è già successo". ?

Sul fatto che Meloni non si dichiari antifascista, Scurati punge: “Il loro motto è sempre stato non rinnegare, non restaurare. Un motto al quale ancora oggi si attengono. Ecco direi che è così. Ho scritto 11-12 libri e non c'è mai un riferimento al fascismo, ho anche altri interessi – aggiunge - sono loro che non vogliono dire quella parolina e che non vogliono fugare le ombre e recidere quel legame. Le ombre camminano con loro”.

Sui rischi per la democrazia, Scurati esorta “a non fare l'errore di pensare che il rischio sia domani. Dobbiamo guardarci a fianco, a volte dietro. Gli avversari della democrazia liberale, della democrazia compiuta e matura, sono già qui, in alcuni Paesi già governano. I nemici o gli avversari della democrazia liberale non marciano su Roma, ci arrivano vincendo le elezioni. Poi erodono le basi della democrazia liberale con le riforme, a volte censurando qui o lì, ma magari attraverso una riforma costituzionale. Però noi progressisti non dobbiamo avere paura, perché la paura è la passione politica della destra sovranista".

Perché a parere dell’autore di “M.” non bisogna aspettare “il ritorno delle squadracce fasciste. La mia opinione è che la democrazia corra dei rischi da parte di leader e movimenti che hanno un largo seguito popolare e che ritengono superata, inetta, vecchia e corrotta la democrazia liberale, così come noi l'abbiamo conosciuta e come si esprime nel nostro Parlamento, garantito dalla nostra Costituzione".