Sergio Cofferati, a volte ritornano. Rientra nel Pd per uno strapuntone...?
Sciopero, il 'cinese' mette nel mirino Salvini
A volte ritornano: Sergio Cofferati sul diritto di sciopero. La destra attacca la Costituzione
“A volte ritornano”, così si potrebbero titolare le dichiarazioni di Sergio Cofferati, Segretario generale della CGIL dal 1994 al 2002, sindaco di Bologna dal 2044 al 2009, Europarlamentare dal 2009 al 2019 con tessera del Pd dal 2007 al 2015 e da poco tornato all’ovile nel 2023.
Prima ex tesserato del Pci, diploma di perito industriale e di professione “sindacalista”.
È stato il capo della Cgil proprio durante il periodo delle privatizzazioni e della deregolamentazione del mercato del lavoro nei governi Prodi e D’Alema, che fu poi mirabilmente perfezionato con l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ad opera di Susanna Camusso (2010 – 2019), premiata per questo con la cadrega di senatrice in questa legislatura, naturalmente nel Pd.
Ma torniamo a Cofferati che ieri ha criticato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che ha osato minacciare la precettazione inducendo a più miti consigli Maurizio Landini e la CGIL che ha dovuto battere in una clamorosa ritirata.
Cofferati ha 75 anni e da poco, cioè quest’anno, si è rifatto sotto riprendendo la tessera del Pd, dopo essere stato in Sinistra Italiana dal 2017 al 2023.
Il ritorno nel Pd fa sospettare, conoscendo l’andazzo, che l’ex sindacalista punti qualcosa, magari uno strapuntino o forse uno strapuntone. Chissà. Del resto il caso di Giuliano Amato che a 85 anni ancora è riuscito a ghermire una poltrona, quella della commissione sulla Intelligenza Artificiale, è significativo e la dice lunga sull’infinita abilità dei nostri politici a vinavillare il Potere.
Questi non mollano mai e sono appiccicati con il deretano in simbiosi con il velluto istituzionale.
Dunque Cofferati, chiamato a suo tempo “il cinese” per i particolari connotati, ha assunto l’area più meditabonda che gli è riuscito di assumere, ha strabuzzato gli occhi all’indietro, si è scosso la chioma in un brivido estatico e ha appoggiato il suo successore Maurizio Landini che non proponeva di meglio ai lavoratori da lui rappresentati di violare la legge, in caso di precettazione e magari finire dentro in nome delle sue ambizioni imperiali, leggasi “effetto Camusso”, con mira Bruxelles e le sue prelibate ostriche normanne servite con il limone ed innaffiate a sciampagna a L'avenue de la Reine.
Dunque Cofferati, dalle pagine della solita Repubblica di Maurizio Molinari, specializzata in missioni di supporto e fiancheggiamento politico - sindacale ci fa sapere che:
“Questa destra mette in discussione i diritti. Non si può arretrare. C’è un attacco a un pezzo di Costituzione. Lo sciopero non è una vacanza: chi lo fa rinuncia ad un giorno di salario”.
Secondo l’ex sindacalista il governo “sta mettendo in discussione il diritto di sciopero”.
E poi ancora: “È l’obiettivo di Sergio Cofferati , magari non esplicitato, ma c’è. Si coglie un fastidio del tutto evidente”. Magari è il fastidio della gente comune che a fine settimana deve spostarsi e non ha le “terga a massa, come loro, diciamo così.
E poi la conclusione di logica godeliana da far impallidire dotti e sapienti:
“Se Giorgia Meloni ha sentito il bisogno di ribadire che il diritto allo sciopero non sarà toccato vuol dire che qualcuno nel governo aveva ventilato il contrario”.
Forse le ostriche bruxellesi hanno imbolsito il vecchio pensatore rosso ma Salvini e la Meloni hanno espressamente dichiarato che il diritto allo sciopero non c’entra niente è sarà sempre tutelato e la modalità che è contestata, come del resto dalla stragrande maggioranza degli italiani.
Alla domanda del giornalista:
“Perché si sciopera sempre di venerdì?” il cinese risponde corrucciato:
“Ma chi lo dice pensa davvero che quei lavoratori andranno fuori per il weekend? Un po’ di rispetto”.
Ed invece che “vadano fuori per il week end” è proprio quello che pensano tutti.
La cosa assurda è che lo sciopero di oggi fu annunciato addirittura la scorsa primavera e Landini disse che era “contro la manovra” che distava ancora mesi e mesi. Quindi uno sciopero annunciato e pretestuoso che nulla ha a che fare con le ragioni dei lavoratori, come del resto ha affermato il capo della Cisl, Luigi Sbarra.
Questa la dimostrazione dell’assoluta inadeguatezza argomentativa di chi da decenni campa sulle spalle degli italiani e non pubblica i bilanci, come la venerata Costituzione invece impone.
Poi il gran finale in cui attacca il Garante, “nominato da Camera e Senato”, cioè dagli italiani. Forse Cofferati propone che siano i sindacati a nominarlo. Segue un incoraggiamento a Landini, “sta lavorando bene” (che te serve Se’?) ed infine la bordata all’odiata Cisl che si è astenuta:
“Ma farà delle manifestazioni”, ed in fine la minaccia finale: “Se le cose non cambieranno in meglio i suoi iscritti gliene chiederanno conto”.