Soumahoro e la difesa razziale, finanziato anche da Raggi e Gualtieri
Soumahoro utilizza la solita comoda fuga del razzismo: e cioè il mondo tutto ce l’avrebbe con lui per il colore della pelle
Caso Soumahoro, continua il fenomeno del "razzismo alla rovescia"
La vicenda relativa a Aboubakar Soumahoro non accenna a placarsi e la colpa è del “deputato con gli stivali” come lo hanno chiamato dopo essere entrato alla Camera a lordarne il tappeto rosso con il fango. Oltretutto gli stivali non erano neppure suoi e il legittimo proprietario ne ha richiesto immediata restituzione. La vicenda sta imperversando ormai da mesi ma Soumahoro pare non avere compreso una regola fondamentale della vita e soprattutto della informazione: se sei sotto attacco da tutte le direzioni non ti conviene agitarti ulteriormente ed invece Soumahoro appena cala un po’ l’attenzione mediatica provvede immediatamente a ridestarla.
Diciamo che le feste erano passate con solo due ghiotti post: in uno l’onorevole si paragonava a Nelson Mandela e nell’altro a Martin Luther King. Megalomania eccitata dall’albero di Natale si dirà. Ieri invece, alla ripresa delle attività, si è paragonato a Enrico Berlinguer al termine di una lunga intervista uscita su Il Riformista, l’unico quotidiano che lo sostiene per i suoi interessi. A questo punto c’è da capire se Soumahoro provi piacere ad essere maltrattato oppure si tratta solo di esuberanza più o meno “giovanile”, anche se le 42 primavere dovrebbero consigliargli più mitezza.
Al Riformista ha espresso l’ennesima giaculatoria sul mondo “brutto, sporco e soprattutto cattivo”. Il che fa il paio con il post che fece sui social in cui si mise a piangere e strepitare contro chi ce l’aveva con lui. Uno spettacolo indecente per un parlamentare della Repubblica.
Nell’ultima intervista invece Soumahoro utilizza la solita comoda fuga del razzismo: e cioè il mondo tutto ce l’avrebbe con lui perché nero, anzi lui, con civettuola e berlusconiana provocazione si definisce “diversamente abbronzato,” non rinunciando a quei giochetti linguistici che sono la vera benzina che alimenta poi la puntuale reazione contro di lui. Come quando pretese il “lei” dal premier Giorgia Meloni che lo aveva chiamato con il “tu”, come si usa da sempre con i colleghi.
Poi non contento ci tenne a far notare che lui era “dottore” perché era laureato mentre la Meloni no. Dimostrazione insopportabile di arroganza che non sarebbe mai stata permessa ad un “bianco”, invece a lui sì. Soumahoro sta usando la peggiore tattica possibile che gli aizza risposte inferocite da chiunque abbia un minimo di raziocinio: sta utilizzando il colore della pelle per proteggersi dalle sue responsabilità. Si tratta del noto fenomeno del “razzismo alla rovescia” che colpisce l’intero mondo Occidentale.
Il colore della pelle, caro Soumahoro, non conta proprio niente. Anzi nel suo caso gode di particolari guarentigie che un “bianco” non potrebbe mai permettersi. Soumahoro “non poteva non sapere” e questo è indubbio e di prove ce ne sono state tante. Un fiume65 milioni di euro non passa inosservato e lasciamo perdere il “diritto all’leganza”. Poco tempo fa si è scoperto che anche il Campidoglio ha finanziato le coop, prima con la giunta Raggi ed ora –da poco- con Gualtieri.
Fabrizio Santori, capogruppo della Lega in Campidoglio, ha infatti dichiarato: "Cifre altissime che dal 2016 a oggi ammonterebbero a oltre due milioni di euro” e chiede un a indagine accurata. Speriamo che si faccia presto e bene. Soumahoro doveva conoscere quello che succedeva.
Ad esempio le riprese fatte da Striscia la Notizia, ma basta la logica. Se tua moglie e tua suocera sono impegnate in attività che contraddicono quello per cui sei diventato famoso lo viene subito a sapere. Il negarlo vuol dire prendere in giro il popolo italiano, che fesso non è.
L’altra sera Alessandra Mussolini ha posto una domanda che tutti si fanno: ma perché lui non è indagato visto che ci sono anche vicende che lo riguardano personalmente con la sua Lega dei braccianti? E poi c’è l’ingratitudine. Dopo essere diventato deputato grazie ai Verdi di Angelo Bonelli e a Sinistra italiana di Nicola Fratoianni ora si lamenta perché lo hanno “abbandonato”. Anche qui siamo al paradosso: lo dovevano “abbandonare” subito, fin troppo si sono lordati anche loro nel fango che ha sommerso tutti i protagonisti di questa incredibile vicenda. La pervicacia e la costanza con cui Soumahoro torna su questi argomenti ci fa piuttosto sospettare che si tratti di una strategia mediatica e magari fra qualche mese ce lo ritroviamo al Grande Fratello.