Spinelli: "Al Governo Lega, Berlusconi e Dem. Draghi presidente, 5s a casa"

Inchiesta Liguria/ In un dialogo Spinelli “alludeva alla possibilità di ottenere la disponibilità di Rixi e Salvini attraverso dazioni di denaro”

di redazione politica
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Inchiesta Liguria, Spinelli: "Al Governo Lega, Berlusconi e Dem. Draghi presidente, 5s a casa"

"Noi dovremmo mandare a casa i 5 Stelle e fare Pd, Lega, Berlusconi, questa gente... madonna mia che roba”. E il Presidente della Repubblica? “Bisognerebbe fare Draghi (...) per 7 anni noi siamo in una botte di ferro...”. A parlare, intercettato, il 28 gennaio 2022, è Aldo Spinelli, l’imprenditore re del porto di Genova, finito ai domiciliari martedì scorso per corruzione e finanziamento illecito insieme – tra gli altri – al presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, al suo capo di Gabinetto, Matteo Cozzani e all’ex capo dell’Autorità Portuale, Paolo Emilio Signorini.

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Come riporta Il Fatto Quotidiano, quella mattina Spinelli era seduto con Signorini al solito Bar La Piazza, teatro fra l’altro di alcuni degli accordi corruttivi contestati dalla Procura di Genova. In Parlamento è in corso l’elezione del Presidente della Repubblica (a cui ha partecipato anche Giovanni Toti, in qualità di governatore): il giorno successivo, all’ottavo scrutinio, ci sarà la rielezione di Sergio Mattarella. Sono anche le settimane in cui torna con forza, tra Palazzo Chigi e il Ministero Infrastrutture, l’idea della diga foranea, progetto che sta a cuore a Spinelli anche perché – come da lui stesso riferito in un’altra conversazione intercettata – “ora la mia impresa vale 1 miliardo”.

Spinelli è categorico: “Capisci? Bisogna fare Draghi ma che non dicano belinà (cavolate, ndr)... Salvini che non rovini tutto... e che poi ci sarà la guerra per il presidente del Consiglio... ma mettono la Cartabia”. Ecco allora il governo ideale del re del porto: “Noi dovremmo mandare a casa i 5 Stelle Paolo... e fare Pd, Lega, Berlusconi, questa gente...”. D’altronde Spinelli, poco dopo, chiarisce: “Noi abbiamo un capitale che caro mio... adesso c’abbiamo, te lo dico, c’abbiamo tre grandi gruppi più importanti al mondo che hanno messo gli occhi addosso a noi (...) ma io ti dico se ti dessero 6/700 milioni... Paolo, chi te lo fa fare??...”.

La fiducia di Spinelli nel governo Draghi non si sopisce col passare dei mesi. Il 27 maggio 2022, sempre intercettato, Spinelli diceva a Signorini: “Lo Stato italiano in questo momento si chiama Giovannni... Franco e Draghi...”. Il riferimento è agli allora ministri Enrico Giovannini (Infrastrutture), Daniele Franco (Economia) e ovviamente all’allora premier Mario Draghi. “Ma guarda, facciamo venire Giovannini a giugno e sistemiamo tutto”, replica Signorini.

Passano ancora i mesi, arriva ottobre e viene eletto il Governo di destra. E con lui, cambia anche la prospettiva di Spinelli. Il 4 dicembre 2022 arriva a Genova il neo ministro, Matteo Salvini. L’agenda del vicepremier però è fittissima. Spinelli allora –scrive la GdF in un’informativa –compie “ampi gesti della mano evocanti ‘maneggio di denaro’”, pronunciando, si legge, “un sarcastico con questo fa tutto... stai tranquillo che quello lì (...) te lo garantisco io... e Rixi anche (...)”. Spinelli, secondo gli investigatori, “alludeva alla possibilità di ottenere la disponibilità di Salvini e di Edoardo Rixi attraverso un’erogazione/dazione di denaro”. Erogazione che, dagli atti dell’inchiesta fin qui depositati, non è chiaro se sia avvenuta. Va ovviamente precisato che Matteo Salvini, come Rixi, Giovannini, Franco, Giovannini e Draghi sono completamente estranei all’inchiesta e non potevano immaginare queste allusioni.

Che il vento politico sia in qualche modo favorevole ne è convinto anche il sindaco di Genova, Marco Bucci (non indagato), che il 5 novembre 2022, intercettato, discute con il governatore Toti di “tracciare una riga su come ci dividiamo le cose tra 5 anni” al porto: “Secondo me dobbiamo parlarne con Rixi e Salvini e farci dare una mano... a limite anche laMeloni”. Lo stesso Bucci che ad agosto 2022, in campagna elettorale esortava il capo dell’Authority, Signorini ad andare da Mauro Vianello (indagato per corruzione, per altre vicende), eminenza grigia del Pd genovese, a dire: “Un po’ di Pd deve sostenere Giovanni (Toti, ndr), un po’di Pd deve sostenere Rixi, punto”. Eccolo qui materializzarsi il sogno spinelliano delle larghe intese che vede tutti dentro tranne il M5S.