Spread, effetto Mario Draghi: il rischio di un'impennata se va al Quirinale
Secondo gli analisti, la sua presenza a Palazzo Chigi rappresenta una garanzia, mentre se cambiasse ruolo il differenziale salirebbe

Così il differenziale Btp-Bund influisce sulla corsa al Colle
Torna la minaccia dello spread, il temuto differenziale tra il rendimento dei Btp italiani e quello dei Bund tedeschi che già è costato la poltrona di presidente del Consiglio a Silvio Berlusconi. Nelle ultime settimane si è molto dibattuto su come il suo valore non sia poi così dissimile dall'avvento di Mario Draghi, rispetto all'esecutivo precedente, in pratica sminuendo almeno in parte l'aura da Re Mida della quale il capo del Governo gode nei confronti di media e opinione pubblica. Tuttavia, come sottolinea Il Sole 24 Ore, non esiste però controprova in merito a quali livelli sarebbero stati toccati se invece l'ex presidente della Bce non avesse preso in mano le sorti del Governo, spendendo la sua notoria autorevolezza in campo internazionale a favore del Paese.
A Palazzo Chigi, Draghi contiene lo spread, ma al Quirinale si innalzerebbe
L'altrettanto noto coinvolgimento del Presidente del Consiglio nella corsa all'elezione del nuovo Capo dello Stato spinge Assiom Forex a prevedere che “l'inizio del 2022 sarà caratterizzato da rialzi dei rendimenti dovuti alle notizie relative alle elezioni ed è verosimile attendere uno spread Btp-Bund in area 150 punti vase entro fine gennaio”, pur specificando che “il livello è destinato a rientrare rapidamente a 120 punti se l'attuale Governo non verrà impattato dal voto presidenziale”. Questo perché Draghi viene considerato “una garanzia per la gestione dei fondi Next Generation Eu e un sentiero di crescita come quello impostato attualmente porterà a far sovraperformare l'Italia rispetto alla Spagna, riducendo lo spread tra i decennali dei due paesi a 30/40 punti base, dagli attuali 60”. Cosa accadrebbe, invece, se Draghi succedesse a Sergio Mattarella come nuovo Presidente della Repubblica? Secondo Filppo Diodovich, Senior Market Strategist di Ig: “Con Draghi al Quirinale e la nomina di un primo ministro fedela alla sua linea politica ci aspettiamo uno spread leggermente più ampio nel breve periodo, tra 130 e 160 punti”. Se invece la crisi istituzionale facesse crollare il castello delle ipotesi in corso, con conseguente uscita di Draghi dal palcoscenico politico, “il differenziale sui decennali italiani e tedeschi potrebbe salire anche sopra 200, ma sarebbe contenuto dallo scudo protettivo azionato dalla Bce attraverso i piani Pepp e App”, aggiunde Diodovich.