Tabacci, messo nel sacco da un giovane traditore: ha sporcato la politica Dc

Una vita spesa per la politica spezzata dalla scelta di federare, in Impegno Civico, il suo Centro democratico con il partito inesistente di Di Maio

Di Giuseppe Vatinno
Politica
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Tabacci ha sporcato la politica democristiana

Bruno Tabacci esattamente fra dieci giorni compirà 76 anni. Una vita spesa per la politica. Nato a Quistello in Lombardia, si è laureato in Economia e Commercio all’Università di Parma. Inizia con il democristiano Giovanni Marcora al ministero dell’Industria, per poi trasferirsi a quello del Tesoro con Giovanni Goria, anche lui democristiano.

Consigliere DC a Mantova, diviene Presidente della Regione Lombardia sempre in quota DC, poi deputato per la Balena Bianca, in seguito per l’UDC, per la Rosa Bianca (che si rifà all’esperienza anti – nazista di Sophie e Hans Scholl) e Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli. Assessore al bilancio al Comune di Milano, fonda Centro Democratico con cui è eletto di nuovo in Parlamento. Colleziona così ben sei legislature.

Ebbene, tutto questo Cursus Honorum è stato completamente azzerato dall’improvvisa scelta di federare, in Impegno Civico, il suo Centro democratico con il partitino inesistente di Insieme per il futuro di Luigi Di Maio.

Una stranezza che abbiamo notato è la mancanza del nome di Tabacci nel simbolo con l’ape, speriamo che sia un guizzo di orgoglio del vecchio marpione DC che per ora è stato completamente soggiogato da quel simpatico venditore di olio di serpente che è il suo partner.

Ma la domanda che ci si pone in ambienti legati alla DC e comunque al cattolicesimo conservatore come la rivista Tempi è: ma chi glielo ha fatto fare a un politico di lungo corso, con una grande esperienza alle spalle, di farsi mettere nel sacco a 76 anni da un giovinotto che ne ha combinate di tutti i colori e che ormai, nell’opinione pubblica italiana, è associato alla figura del politico traditore attaccato con la colla alla poltrona?

Un passato istituzionale rilevante, con prestigiosi incarichi, in questa legislatura Tabacci è addirittura Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, completamente sporcato da una unione contro natura con Luigi Di Maio, che ha 40 anni meno di lui e tutto il tempo (forse) per rimediare. Ma Tabacci questo tempo non ce l’ha. Perché finire la sua traiettoria balistica nel cielo istituzionale in una marana fangosa e maleodorante? Chi glielo ha fatto fare?

Ed in effetti, l’altro giorno alla presentazione del simbolo, si è visto un Tabacci invecchiato cent’anni, pensoso e in disparte, evidentemente sofferente, sotto il solleone romano. Faceva quasi pena. Un uomo solo, vecchio e stanco, che forse non meritava questo finale inglorioso della sua vita politica anche per il rispetto alla politica democristiana di cui tutto si può dire, ma che aveva una sua alta dignità istituzionale.