Tasse, niente taglio per il ceto medio nel 2025. Che cosa c'è dietro gli auguri di Meloni per Natale

Nel 2025 non ci sarà il tanto atteso taglio delle tasse anche per il ceto medio ovvero la riduzione dell'aliquota Irpef dal 35 al 33% fino a 50 o 60mila euro lordi l'anno

di Alberto Maggi

Giorgia Meloni

Politica

Tasse, niente taglio per il ceto medio nel 2025

"Ricarichiamo le batterie perché ci attende un 2025 altrettanto impegnativo per continuare insieme a costruire un'Italia forte, ambiziosa, capace di guardare lontano e di puntare sempre più in alto". Che cosa celano le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni con le quali ha terminato il suo videomessaggio di auguri natalizi postato sui social network? Semplice. Non ci sono soldi. O meglio, ce ne sono pochissimi. E i vincoli di bilancio imposti dal nuovo Patto di Stabilità europeo impongono massima prudenza e assoluto rigore nella tutela dei conti pubblici.

Traduzione: nel 2025, salvo improbabili miracoli, non ci sarà il tanto atteso taglio delle tasse anche per il ceto medio ovvero la riduzione dell'aliquota Irpef dal 35 al 33% fino a 50 o 60mila euro lordi l'anno che sarebbe dovuta esserci nella Legge di Bilancio ma che è saltata. La battaglia sponsorizzata principalmente da Forza Italia, ma sostenuta anche da parti importanti di Fratelli d'Italia come il vice-ministro dell'Economia Maurizio Leo, slitterà quasi certamente alla manovra del prossimo anno e quindi per il 2026. Un doccia fredda, gelata con i venti di Bora di questi giorni, per milioni e milioni di italiani che finora non hanno avuto nulla dalle varie finanziarie degli esecutivi che si sono succeduti, dato che la riduzione della pressione fiscale si è sempre fermata a 35mila o 40mila euro per i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato.

D'altronde, spiegano fonti della maggioranza, il prossimo anno sarà pesante a causa della grave crisi economica soprattutto in Germania, ma anche in Francia, con le relative incertezze politiche (Berlino al voto e Parigi con un governo che non si sa quanto durerà) e ci sarà da finanziaria molta cassa integrazione per le tante aziende in crisi, soprattutto ma non solo del comparto dell'auto e del relativo indotto.

Non solo, sono quasi due anni che la produzione industriale continua a calare e senza inversione di rotta, nonostante lo spread sotto controllo, ci sarà un calo del Pil e un conseguente aumento del rapporto deficit e debito - Pil che richiederà la massima prudenza. Linea come spesso scritto da Affaritaliani.it condivisa sia da Palazzo Chigi sia dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Il tutto senza considerare le tensione geopolitiche internazionali e la minaccia di dazi che potrebbe (anzi è quasi certo) imporre Donald Trump che colpirebbero anche l'export italiano negli States.

E quindi un 2025 all'insegna della cautela e del rigore, dei tagli più che della riduzione delle tasse (se fosse necessario stringere ancora i cordoni della borsa). Il tutto con buona pace dei pensionati con l'assegno minimo che dal primo gennaio avranno tre euro (tre!) in più al mese e soprattutto con le attese e sperate altre riduzioni di tasse che resteranno buoni auspici. Non è colpa di Meloni se Germania e Francia sono in crisi e se ci sono due grandi guerre nel mondo, più tante altri conflitti dimenticati, ovviamente. Ed è vero anche che non è colpa di Meloni che ha ereditato il fardello del Superbonus (grazie al Movimento Cinque Stelle) che vale un buco di diversi miliardi di euro all'anno. Ma questo è il senso degli auguri di Natale della premier. Buon 2025 da Palazzo Chigi e caro ceto medio...scordati il taglio delle tasse.

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