Musk è il collante tra Meloni e Trump. Che cosa c'è dietro la telefonata tra la premier e Donald. Esclusivo

Nuovi investimenti del patron di Tesla e Starlink in Italia

Di Alberto Maggi
Politica

Meloni è un’icona che può consentire a Trump di legarsi ulteriormente all’elettorato italoamericano


Una telefonata, anzi due, allungano la vita. E pongono l’Italia di Giorgia Meloni in prima fila nella costruzione di un nuovo rapporto con l’amministrazione Trump. Sono le telefonate che la premier italiana ha avuto nella tarda serata di ieri prima con il 47esimo presidente americano e poi con Elon Musk, grande sostenitore e mattatore della campagna elettorale trumpiana. Al di là dei comunicati ufficiali, dicono i bene informati, tra Trump e Meloni si è subito instaurato un clima di grande cordialità e disponibilità alla collaborazione. 

In fondo, pur venendo da storie personali e traiettorie politiche diverse, li accomuna l’aver vinto sfidando la gioiosa macchina da guerra della sinistra e il sistema mediatico mainstream che infatti non li risparmia dalle critiche più feroci. Sanno anche bene, i due leader, che nella difesa dei rispettivi interessi nazionali potranno nascere frizioni ed è in quel momento che Meloni è pronta a servirsi dei buoni uffici dell’”amico Elon Musk”. E riavvolgendo il nastro si capisce meglio il senso di quella serata newyorchese di qualche settimana fa, quando Meloni scelse di farsi premiare proprio da Musk a un evento dell’Atlantic Council, think tank di area moderata. Era il cip messo sulla vittoria di Trump e la costruzione di questo nuovo rapporto… e ha funzionato alla perfezione, gongolano in via della Scrofa. Nel mezzo - è la visione comune - ci saranno tante buone opportunità da cogliere. 

In fondo già da mesi molte importanti aziende americane hanno annunciato corposi investimenti in Italia e ai due leader non sarà richiesto altro che cavalcare l’onda, magari proprio con l’aggiunta di nuovi investimenti del patron di Tesla e Starlink. Di contro, Oltreoceano, Meloni è un’icona che può consentire a Trump di legarsi ulteriormente all’elettorato italoamericano. Insomma, ragionano nell’entourage della premier, i motivi di ottimismo sono ben maggiori delle criticità.

Ne sono riprova in chiave interna il lungo e imbarazzato silenzio post-voto di Elly Schlein e l’ennesima divaricazione con Conte. E se la sinistra esce a pezzi dal voto americano, Meloni aveva messo in conto che una vittoria di Trump avrebbe ringalluzzito un Salvini tornato a sfoggiare felpe e cappellini in onore di The Donald ma sa anche che, finita la campagna elettorale, rimane lei la più forte leader di governo europea nel campo conservatore e sarà soprattutto con lei che Trump - e “l’amico Elon” - dovranno fare i conti.

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