Meloni cautamente pro-Trump, Salvini al 100%. Tajani riferimento di Ursula. Così il voto Usa incide sul Cdx

Derby FdI-Lega, mentre il leader di FI sempre più europeista

Di Alberto Maggi
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Politica

Salvini ha in programma un viaggio nella capitale statunitense e non è escluso che, essendo anche vicepremier, possa incontrare direttamente Trump


L'uno-due di Giorgia Meloni con le telefonate a Donald Trump e a Elon Musk - come ha scritto Affaritaliani.it - hanno capire subito che la presidente del Consiglio non intende farsi scavalcare da Matteo Salvini nel rapporto con la nuova Amministrazione Usa di destra. Anche se il leader della Lega - e all'ambasciata Usa a Roma lo sanno perfettamente - tifava per il tycoon anche quando la premier veniva baciata da Joe Biden a Washington e quindi non sarà facile per la leader di Fratelli d'Italia cancellare quell'immagine che non è piaciuta affatto ai Repubblicani d'Oltreoceano. Ma Meloni è stata abile e ha utilizzato il fortissimo legame con Musk per creare un canale diretto con Trump e porsi come ponte tra l'Unione europea e gli Usa.

Salvini dal canto suo però ha in programma un viaggio nella capitale statunitense e non è escluso che, essendo anche vicepremier, possa incontrare direttamente Trump. E' ovvio che la premier si avvantaggia del fatto di essere capo del governo e quindi di essere naturalmente l'interlocutrice dell'inquilino della Casa Bianca, ma Salvini sono anni che si è schierato nettamente a favore del ritorno di Trump - e i post sui social così come le interviste ne sono la prova - e questo pesa molto nel rapporto con la destra Usa. Nel derby Giorgia-Matteo, lei sarà istituzionale e trumpiana moderata grazie a Musk, lui invece assolutamente trumpiano al 100% cercando sponde dirette con pezzi dell'Amministrazione americana che si insedierà a gennaio.

E Antonio Tajani? Il ministro degli Esteri è stato molto freddo nel commentare la vittoria di Trump, d'altronde Silvio Berlusconi non amava il tycoon ed era legato ai Repubblicani di George Bush. E' chiaro che essendo il titolare della Farnesina, Tajani non poteva dire altro che i rapporti continueranno a essere ottimi chiunque abbia vinto. Dietro le quinte però raccontano che il leader azzurro, anche nella veste di vicepremier, sarà l'interlocutore privilegiato di Ursula von der Leyen e quindi della presidenza della Commissione europea in Italia. Con il derby a destra Meloni-Salvini sul rapporto con Trump, Tajani si ritaglia il ruolo di ancorare l'Italia all'Europa e non farla pendere troppo verso Washington.

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