Meloni trumpiana e ponte tra Casa Bianca e Ue, soprattutto sui dazi. Salvini libero a destra di cavalcare le politiche di Donald
Derby FdI-Lega su chi sarà più filo-Usa? Inside
Meloni cerniera tra le due sponde dell'Atlantico
"I leader parlano con i leader, non con i vice". E' semplice e chiara la sintesi che fanno in Fratelli d'Italia dell'incontro "molto cordiale" di sabato scorso a Parigi tra il presidente Usa rieletto Donald Trump e la premier Giorgia Meloni. E il senso è che ovviamente essendo la leader di FdI capo del governo, e non Matteo Salvini (vice-premier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture), è lei a incontrare ufficialmente e ufficiosamente il nuovo inquilino della Casa Bianca.
Nella Lega smentiscono categoricamente che sia in atto un derby con la presidente del Consiglio su chi sia più filo-Donald, piuttosto si tratta di posizioni e ruoli ben distinti. Prima di tutto Salvini al 99% sarà presente il prossimo 20 gennaio al giuramento di Trump da presidente a Washington e su questo ci sarebbero pochi dubbi. Ma certamente ci sarà anche Meloni proprio nelle vesti di primo ministro, e quindi ufficiali.
E sta tutta qui la dicotomia nel rapporto con la nuova amministrazione statunitense. La presidente del Consiglio certamente ha un ottimo rapporto con Trump, essendo leader dei Conservatori vicini ai Repubblicani, ma da capo dell'esecutivo dovrà stare attenta anche a non mettere a rischio il rapporto con l'Unione europea, soprattutto per le questione dei possibili, probabili, dazi a stelle e strisce.
Quindi una Meloni sì trumpiana, senza dubbio, soprattutto grazie al ruolo chiave del suo grande amico comune Elon Musk, ma sempre con i piedi a Roma e anche a Bruxelles, soprattutto ora che Raffaele Fitto è vice-presidente della Commissione europea. E come dichiarò all'indomani della vittoria di Trump ad Affaritaliani.it Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI al Parlamento europeo e uomo della premier per la politica estera, "se ci sarà da difendere l'Italia, Meloni lo farà anche con Trump senza esitazioni".
E ovviamente il pensiero corre subito ai dazi, che qualcuno già ribattezza 'dazzi amari', che potrebbero colpire molti prodotti italiani molto venduti negli States, come moda, vino etc... E qui la presidente del Consiglio potrà spendersi per mediare tra Usa e Ue ma non certo schierarsi con la Casa Bianca. Salvini invece giocherà tutto sul messaggio politico di Trump e quindi, ad esempio, sulla fine della guerra in Ucraina con il negoziato con la Russia di Vladimir Putin e anche benedicendo la riduzione di armamenti a Kiev.
Poi c'è tutto il tema del calo delle tasse drastico che vuole il nuovo presidente americano e che richiama il progetto leghista della flat tax al 15% per tutti e, ovviamente, anche la lotta senza quartiere all'immigrazione clandestina e soprattutto l'ultima uscita sull'eliminazione dello Ius Soli anche per contrastare lo Ius Italiae proposto da Forza Italia. Tutti messaggi di The Donald che Salvini farà suoi cavalcando l'onda della destra Usa. Cosa che ovviamente Meloni non può fare da premier e che l'altro vice-premier, Antonio Tajani, non solo non può fare - essendo anche ministro degli Esteri e capo quindi della diplomazia italiana - ma nemmeno vuole fare non essendo d'accordo con molte posizioni di Trump.
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