Ucraina, armi italiane finite e "abbraccio mortale" di Macron a Meloni. Inside

Allarme a Palazzo Chigi: le armi italiane iniziano a scarseggiare e da più parti si comincia a porre il tema di come rifornire Kiev

Di Alberto Maggi
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Emmanuel Macron e Giorgia Meloni
Politica

Così i venti di guerra in Europa influiscono sulla politica e sulla campagna elettorale per le elezioni europee

 

Una “tregua olimpica”. È quella che persegue il presidente francese Emmanuel Macron sul doppio fronte Ucraina-Gaza. Per questo nel protagonismo dell’Eliseo si alternano, come spesso avviene, il bastone e la carota. Il bastone è la ripetuta evocazione del possibile invio di militari europei a combattere in Ucraina contro le truppe di Mosca, che avanzano lente ma inesorabili ai danni di Kiev che chiede disperatamente nuovi armamenti all’Occidente.

La carota sta nella visita di tre giorni in Francia (con tanto di cena a cui sono invitati il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente della Commissione Ue von der Leyen) del leader cinese Xi Jinping, attore considerato decisivo per condurre la Russia a più miti consigli. Sullo sfondo dell’attivismo macroniano, come sempre, le ragioni della politica interna con le Europee che si avvicinano e i sondaggi sconfortanti per il partito centrista di Macron.

Posizioni che dividono anche la politica italiana, con Macron che in una sorta di abbraccio mortale elogia la “postura europea” di Giorgia Meloni e l'intensificazione da parte di Matteo Salvini della campagna elettorale sul tema della pace, come un Giuseppe Conte qualsiasi, tanto che molti osservatori - spiegano fonti ai massimi livelli di Fratelli d'Italia - rievocano i tempi del governo giallo-verde. Sa bene, il “Capitano” leghista, che quello del sostegno a Zelensky è un tasto dolente per tanti elettori di Centrodestra ed è così - oltre che con la candidatura del generale Vannacci - che tenta di sbarrare la strada alla candidatura di “Giorgia”, destinata a fare incetta di preferenze personali in una competizione europea da cui invece Salvini si è chiamato fuori.

Ufficialmente da Palazzo Chigi nessuna reazione all’attivismo macroniano. Meloni dal palco di Pescara pochi giorni fa ha ribadito il sostegno all’Ucraina “anche se impopolare”. Il compito di stoppare Macron, e con lui anche il Ministro degli Esteri britannico David Cameron, viene affidato al Ministro Crosetto. Intanto l’Italia si prepara a fronteggiare possibili attacchi “ibridi” da Mosca (ventilati da tutte le intelligence occidentali) e a fare ancora una volta la sua parte nell’invio di armi a Kiev, anche se ormai le scorte scarseggiano e anzi da più parti si comincia a porre il tema di come rimpinguarle. Già perché i venti di guerra non accennano a scemare, non solo in Ucraina ma anche nel Mediterraneo.