Ucraina, italiani stanchi del "generale". Zelensky. Meloni ha colto nel segno

Ecco perché la guerra in Ucraina non interessa più. L'analisi

di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky
Politica

Una componente aggiuntiva è rappresentata da quella che potremmo chiamare la “cristallizzazione” della figura di Volodymyr Zelensky

 

Da qualche tempo l’attenzione dei media nei confronti del conflitto fra Russia e Ucraina si è fatta molto meno intensa.  Una delle ragioni è certamente il fatto, che da un mese a questa parte, i riflettori si sono accesi sul nuovo conflitto scoppiato in Medio Oriente, a causa degli attacchi terroristici di Hamas dalla striscia di Gaza e della conseguente reazione israeliana. Ma dal punto di vista demoscopico, come stanno le cose? Che cosa ne pensano gli italiani?

Secondo un sondaggio di Quorum/YouTrend per Sky TG24, il 56% degli italiani oggi ritiene che l’Italia dovrebbe disimpegnarsi dalla guerra Ucraina-Russia. Il sondaggio ha anche rivelato che il 23% degli italiani è favorevole alla sospensione dell’invio delle armi, mentre il 33% sostiene l’assunzione di una posizione direttamente neutrale. Inoltre, il 45% degli intervistati ritiene che l’armistizio sia l’esito più probabile del conflitto.

In realtà, già a inizio ottobre, ossia prima degli attacchi di Hamas, a 19 mesi dall'inizio della guerra l'attenzione dell'opinione pubblica italiana sul conflitto russo-ucraino si era affievolita. Un sondaggio di SWG dei primissimi giorni di ottobre ci spiegava infatti che il conflitto figurava ancora tra i temi più seguiti, ma meno di quattro cittadini su dieci si informavano con regolarità sul suo andamento. Ed era scesa anche la tensione emotiva che l'invasione russa aveva provocato. La quota di persone seriamente preoccupate per i risvolti della guerra si era infatti praticamente dimezzata rispetto all'inizio delle ostilità. Il punto è che dopo tanti mesi di guerra era diminuita la percezione del rischio che la guerra si potesse estendere al di fuori dei confini ucraini o che la Russia potesse ricorrere alle armi nucleari. Inoltre, sicuramente c’era anche una certa stanchezza (o se si preferisce, più tecnicamente, assuefazione) nei confronti delle notizie in arrivo da quel fronte.

Sempre dal sondaggio di inizio ottobre di SWG apprendiamo che gli italiani auspicavano, e auspicano a maggior ragione tuttora, un’accelerazione del negoziato, mettendo in conto anche la possibilità che l'integrità territoriale dell'Ucraina alla fine non venga preservata.  E' insomma evidente che, per l’opinione pubblica italiana, bisogna arrivare a cessare le ostilità il prima possibile anche senza che vi sia una vittoria dell’Ucraina o una sconfitta della Russia.

In tutto questo processo di assuefazione, e se vogliamo anche di distacco emotivo, una componente aggiuntiva è rappresentata da quella che potremmo chiamare la “cristallizzazione” della figura di Volodymyr Zelensky. Quasi venti mesi di interpretazione del ruolo del comandante in capo, sempre sul campo di battaglia o al quartier generale, in abiti mimetici, senza adattamenti di questo schema narrativo nel pur mutato contesto internazionale, hanno reso meno vicina, meno empatica, meno popolare la figura del presidente ucraino. Che oggi è percepito più come un generale, come un militare di professione nel senso più stretto del termine, che come un leader politico che potrebbe anche andare oltre la sola logica bellica. Da cui la stanchezza di cui ha parlato la premier Giorgia Meloni, cogliendo indubbiamente anche l’atteggiamento della nostra opinione pubblica.