Ucraina, Zelensky addio. Voto a Kiev. Crimea e Donbass alla Russia. Invio di militari (anche italiani)

La svolta di Trump piega Nato e Ue. La road map. Esclusivo

Di Alberto Maggi
G7, l'abbraccio tra Giorgia Meloni e Zelensky
Politica

L'Unione europea non può certo sostenere da sola l'impegno contro la Russia, sia per i rischi di un'escalation perfino nucleare sia per le gravissime conseguenze economiche che stanno colpendo il Vecchio Continente


Washington chiama, Bruxelles risponde. Più si avvicina il 20 gennaio e l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e più i Paesi europei abbandonano la retorica fin qui portata avanti del sostegno incondizionato e totale all'Ucraina fino alla cosiddetta "pace giusta". Il presidente Zelensky ha ammesso che Kiev non ha uomini e mezzi per riprendersi Crimea e Donbass mentre le forze militari di Mosca avanzano giorno per giorno.

Di fronte a questa situazione e soprattutto con la chiara intenzione di Trump di far terminare il conflitto e di ridurre seppur gradualmente gli aiuti militari all'Ucraina, l'Unione europea non può certo sostenere da sola l'impegno contro la Russia, sia per i rischi di un'escalation perfino nucleare sia per le gravissime conseguenze economiche che stanno colpendo il Vecchio Continente, Francia e Germania in testa.

E così al vertice Nato di ieri sera nella capitale belga, al di là delle solite dichiarazioni ufficiali, è prevalso il realismo, se non la "stanchezza" per il sostegno a Kiev, non più incondizionato vista soprattutto la svolta Usa. Vladimir Putin si è detto pronto a parlare in qualunque momento con il presidente eletto Usa, ma prima di iniziare trattative per un accordo diplomatico attende le elezioni presidenziali a Kiev. E la road map, stando a fonti qualificate, sarebbe proprio questa.

Insediamento ufficiale di Trump alla Casa Bianca, telefonata, o anche più di una, distensiva con Putin per riaprire un dialogo Usa-Russia e già a marzo o anche prima, su pressione di Trump, nuove elezioni in Ucraina, sia presidenziali sia parlamentari. Per lo svolgimento regolare delle operazioni di voto il Cremlino garantirebbe un cessate il fuoco totale di qualche giorno a patto che non si voti nelle regioni conquistate militarmente dall'esercito russo.

Una volta finita l'era Zelensky con un nuovo presidente e un nuovo Parlamento a Kiev dovrebbero iniziare le trattative per un accordo, forse nella neutrale Svizzera. La Crimea e una fetta importante del Donbass - Ucraina orientale - resterebbero sotto il controllo di Mosca e Kiev otterrebbe un velocissimo ingresso nell'Unione europea. Quando all'entrata nella Nato, Putin si oppone fermamente e la soluzione potrebbe essere quella di inviare forze di pace anche e non solo Nato nelle cuscinetto tra l'Ucraina occidentale e di Kiev e la parte che finirà sotto il controllo di Mosca.

Il modello sarebbe quello della Bosnia Erzegovina dopo il conflitto nella ex Jugoslavia e il ministro della Difesa Guida Crosetto ha già dichiarato che l'Italia è pronta a fare la sua parte mandando militari (ma non a combattere bensì a garantire la pace come di interposizione e di peacekeeping). Una cosa è certa, la Nato e l'Ue con la vittoria di Trump alle Presidenziali Usa hanno fatto un bagno di realismo e i baci e abbracci con Zelenay sembrano uno sbiadito ricordo. Una volta si sarebbe chiamata realpolitik

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