Ue, Draghi candidato al Consiglio Europeo. Il caso Michel e la paura di Orban
Secondo il Financial Times è l'ex Bce il nome forte per sostituire l'uscente esponente belga. Non è una buona notizia per la premier Meloni
Ue, Draghi al posto di Michel. Il "candidato forte" per il Consiglio Europeo
Le voci adesso si fanno insistenti e la sua candidatura viene rilanciata anche dal prestigioso Financial Times: "Mario Draghi è tra i principali candidati per la presidenza del Consiglio Europeo". L'intenzione di Charles Michel di dimettersi anticipatamente dalla carica ha dato il via alle trattative per i posti di vertice dell'Ue. Venerdì, a Bruxelles, l'ex presidente del Consiglio italiano "informerà i membri della Commissione" sul lavoro iniziale del rapporto sulla competitività dell'Ue, la cui pubblicazione è prevista dopo le elezioni europee. "Se da un lato l'ampio curriculum di Draghi - spiega il FT - gli garantirebbe una forte presenza al tavolo del vertice, dall'altro le sue posizioni schiette sulle politiche, tra cui l'integrazione fiscale, potrebbero irritare paesi come la Germania, che tradizionalmente hanno una visione opposta".
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Ma la candidatura di Charles Michel alle Europee, e il conseguente spauracchio di un Consiglio europeo guidato temporaneamente da Viktor Orban, - riporta La Stampa - hanno già provocato un primo effetto: il nome di Mario Draghi è ormai entrato nella lista dei possibili candidati per sostituire l’ex premier belga. A Bruxelles, c’è la consapevolezza che la nomina di Draghi sarebbe difficile da digerire per Giorgia Meloni: in Italia potrebbe essere letta come un commissariamento, ma soprattutto la premier perderebbe la possibilità di ottenere un ruolo pesante all'interno della prossima Commissione. A tutte queste considerazioni va poi aggiunto un aspetto per nulla secondario: il diretto interessato ha già fatto filtrare il suo non interesse. Il ruolo del presidente del Consiglio europeo non è certo quello del "decisore", ma piuttosto del mediatore, visto che le conclusioni vanno sempre adottate all’unanimità e il suo compito è quello di convincere tutti i 27 leader ad accettare un compromesso.