Ue, in salita la strada del Cdx. La strategia di Meloni, lite Salvini-Tajani

Decisive le prossime elezioni in Polonia. Analisi

Di Alberto Maggi
Meloni Salvini Tajani
Politica

Intorno alla possibile riconferma di Von der Leyen alla presidenza della Commissione si gioca la partita delle partite

 

Il percorso verso quel “centrodestra europeo” evocato a più riprese dai leader della coalizione di governo sembra complicarsi. Da un lato Matteo Salvini non perde occasione, ad ogni uscita pubblica, di evocare un “centrodestra senza veti”, che ricomprenda anche Marine Le Pen e l’ultradestra tedesca di Alternative für Deutschland, suoi attuali compagni di viaggio nel gruppo europeo ID. Dall’altro Antonio Tajani continua a ribadire l’incompatibilità di Forza Italia e dei Popolari europei con i lepenisti, a cui ha dichiarato di preferire Macron, e AfD, partito in costante crescita ma sempre più attenzionato dai servizi segreti tedeschi per le posizioni filo-russe di molti suoi esponenti di vertice. Proprio ieri sera alla Versiliana il vicepremier e segretario di Forza Italia ha usato parole durissime: “Mai accordi con l’Afd, mi fa schifo”.

Nel mezzo Giorgia Meloni, che da un lato non vuole rinunciare al canale preferenziale che ha costruito in questi mesi con il leader del Ppe Manfred Weber e, dall’altro, dichiara con una certa dose di pragmatismo di non voler mettere veti nei confronti di Le Pen (su AfD invece pesa la pregiudiziale ucraina) e di voler rinviare il discorso delle alleanze a dopo il voto di giugno 2024.



Intanto le elezioni spagnole hanno ampliato le fratture nel centrodestra, con uno scambio di accuse incrociato tra il Partido Popular e Vox, e quelle polacche di metà ottobre rischiano di farlo ancora di più. Lí si sfidano in un duello senza esclusione di colpi i conservatori del PiS, migliori alleati europei della Meloni, con i popolari capeggiati da Tusk. Una contesa non solo polacca, se è vero che proprio Weber è più volte intervenuto a gamba tesa nella campagna elettorale tanto da spingere il premier Morawiecki a sfidarlo pubblicamente ad un confronto tv.

Giorgia Meloni si tiene a distanza dalla contesa, nella sua recente visita a Varsavia ha ribadito il legame con Morawiecki, non sembra affatto intenzionata a muovere verso il centro quanto più a fungere da ponte tra i popolari e le destre. Del resto, ragionano i suoi scudieri a Bruxelles, “in Spagna stanno volando stracci tra Popolari e Socialisti, eppure nessuno a Bruxelles si scandalizzerebbe se tra un anno si ritrovassero insieme in una nuova ‘maggioranza Ursula’”.

Già, Ursula… perché proprio intorno alla possibile riconferma di Von der Leyen alla presidenza della Commissione si gioca la partita delle partite. Ad oggi nessuno dei leader si sbilancia, Meloni compresa. Ciò che è chiaro a Palazzo Chigi è la volontà dichiarata della premier italiana di sedersi da protagonista al tavolo post-europee, da un lato mettendo a frutto le relazioni costruite in questi mesi e dall’altro sperando di far valere i dati in crescita della sua famiglia europea, spinta dalla probabile crescita di FdI. Riuscirà Meloni a tenere la barra a dritta nonostante le acque agitate nella coalizione di governo?

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