Ue, Meloni-Ursula: si tratta dietro le quinte. Fitto sicuro, la premier punta alla vicepresidenza Ue

Il Ferragosto di Meloni: non solo Europa. Tutti i nodi aperti

Di Alberto Maggi
Meloni e Fitto
Politica

Dalla manovra (con pochi soldi) alle Regionali passando per le riforme e il rischio dei referendum

È un Ferragosto di studio e di lavoro quello che attende Giorgia Meloni, appena giunta nel suo buen retiro pugliese, a pochi chilometri da quella Borgo Egnazia che due mesi fa le ha regalato un oggettivo successo internazionale grazie a un G7 ben organizzato e ricco di contenuti. Le crisi in Ucraina e Medio Oriente sono inevitabilmente destinate a turbare i sonni della premier in Valle d’Itria, ma Meloni è ben consapevole che da settembre saranno i tanti dossier di politica interna a tenere banco.

Le elezioni regionali innanzitutto, con il possibile Election Day in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna e la necessità di provare a evitare un doloroso cappotto che rianimerebbe il “campo largo” di Elly Schlein con lo sguardo già proiettato alle prossime Politiche. E poi una Legge di Bilancio complessa, tra l’eredità pesante del Superbonus e le nuove regole europee.

Ancora una volta Meloni si ritroverà con pochissime risorse per attuare il suo programma. E per non farsi mancare nulla anche la battaglia aperta sulle grandi riforme, con i referendum su autonomia, giustizia e premierato che incombono sulla strada di un secondo mandato per la leader di FdI. Eppure, in questo contesto di certo non leggero, la prima grana da risolvere ha ancora una volta a che fare con l’Europa.

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Se Raffaele Fitto sembra ben saldo nella posizione di unico candidato al ruolo di Commissario europeo, analoghe certezze non si hanno ancora sulle deleghe che andrà a ricoprire. Non è un mistero che Ursula von der Leyen, abbandonata da Meloni e dai suoi eurodeputati al momento del voto a Strasburgo, voglia ritagliare sul ministro meloniano un portafoglio su misura, incentrato su coesione e Pnrr. Musica per le orecchie di Fitto, che le cronache descrivono intento a studiare per superare l’audizione parlamentare di ottobre.

Ma forse troppo poco per le ambizioni meloniane, a meno che non si materializzi la tanto agognata vicepresidenza (magari anche esecutiva) che consentirebbe a Meloni di poter vantare un risultato migliore di quelli ottenuti dai governi a guida Pd. La partita è ancora aperta e per Meloni si tratta di dimostrare ai detrattori che la scelta di non sostenere l’Ursula-bis non recherà danni all’Italia.

La leader di FdI si mostra fiduciosa con i suoi, rivendicando da un lato la correttezza di quella scelta e dall’altro il rapporto personale che continua a coltivare con von der Leyen. Sarà sufficiente per portare a casa quel “ruolo adeguato al peso dell’Italia” che i luogotenenti meloniani a Bruxelles si dicono certi di riuscire a ottenere? È il primo dei tanti interrogativi ai quali l’agosto pugliese di Giorgia dovrà dare risposte.

 

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