Ucraina e difesa comune, Salvini promette battaglia alla guerrafondaia Ursula. Imbarazzo per Tajani. Mentre Meloni...

Consiglio federale della Lega domani sulla pace. Ovvero...

Di Alberto Maggi
Politica

Il target sarà proprio la presidente della Commissione e il suo ReArm Europe, il piano da 800 miliardi, che non solo Salvini ha contestato ma anche Giorgetti, solitamente abbastanza soft con Bruxelles


Attaccare a testa bassa e pesantemente Ursula von der Leyen. Senza sconti, oltre, ovviamente al "matto" (parola di Salvini poi parzialmente ritrattata) Emmanuel Macron. È questo l'obiettivo politico e la strategia della Lega e di Matteo Salvini che ha convocato per domani pomeriggio, giovedì 13 dicembre, il consiglio federale della Lega, in presenza o in videocollegamento: tra le altre cose, verrà affrontato il tema-pace, sottolinea proprio il comunicato scarno del Carroccio.

Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, il target politico sarà proprio la presidente della Commissione europea e il suo ReArm Europe, il piano da 800 miliardi di euro, che non solo Salvini ha contestato ma anche il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, solitamente abbastanza soft con Bruxelles. Anche se il titolare del Mef (GG per i leghisti) sembrerebbe aver trovato un punto di incontro tra Meloni e Salvini proponendo che l’Europa per questo “riarmo” faccia da garanzia, mobilitando capitali privati. Una proposta molto apprezzata dal ministro delle finanze francese.

Questa volta il Carroccio unito, anche per non lasciar scappare il generale Roberto Vannacci verso Democrazia Sovrana Popolare di Marco Rizzo, ha deciso di andarci giù pesante contro Ursula. Prima il "disastro" Green Deal, solo parzialmente rettificato negli ultimi giorni che ha "devastato" il settore dell'auto e l'indotto. Poi l'accelerazione sull'Unione che deve armarsi e da lì sono già partite bordate come "un esercito guidato da Ursula durerebbe 20 minuti" e "Ursula ha fatto solo danni".

D'altronde in Europa la Lega ha le mani libere, è nel gruppo dei Patrioti con Marine Le Pen - nemica numero uno del "matto" Macron - e non ha alcun vincolo e si muove in piena autonomia. In Italia il governo non è certamente a rischio, ma questo affondo ulteriore, questa guerra alla "guerrafondaia" Ursula che anziché dialogare con Vladimir Putin pensa ad acquistare carri armati e cannoni certamente creerà non pochi imbarazzi e anche fibrillazioni nell'esecutivo. In primo luogo cresceranno ulteriormente le distanze con Antonio Tajani e Forza Italia che fanno parte del Partito Popolare Europeo, lo stesso di von der Leyen, e che sostengono senza se e senza ma non solo la numero uno dell'esecutivo Ue ma anche il piano  di riarmo, nonostante alcuni distinguo come il non utilizzo dei fondi di coesione e lo scorporo delle spese militari dal Patto di Stabilità.

Ma anche per Giorgia Meloni la posizione durissima della Lega potrà essere motivo di imbarazzo. Anzi, lo sarà certamente perché a Bruxelles sanno perfettamente che Salvini non è Giuseppe Conte, leader di un partito dell'opposizione, ma è vice-presidente del Consiglio con ministri di peso e fondamentale in Parlamento per la tenuta dell'esecutivo.

La premier non ha votato Ursula presidente ma ha votato la Commissione dopo aver conquistato la vice-presidenza esecutiva per Raffaele Fitto e punta dall'interno a modificare le politiche Ue, con un lavoro certosino, attento, graduale e ai fianchi ricercando alleanza con altri Stati Ue. Soprattutto dell'area del Mediterraneo per non porre il focus solo sul fronte est (pericolo Russia) ma anche su quello Sud e quindi contrastato all'immigrazione clandestina, specialmente ora che andando verso l'estate le condizioni meteo potrebbero favorire altri sbarchi (oltre alle rinnovate tensioni in Paesi come la Siria). E soprattutto dopo che il modello Albania, tanto voluto da Palazzo Chigi, sta diventando un modello per l'intera Ue.

Meloni è quindi impegnata con Tajani a tenere il punto a non cedere e a cambiare dall'interno l'Ue ridimensionando l'asse Parigi-Berlino, ovvero Macron-Merz, ma per raggiungere questo obiettivo serve cautela e pazienza. Le bordate che arriveranno da domani e sempre di più nelle prossime settimane dalla Lega, partito di governo, e da Salvini, vicepremier, rischiano di mettere in forte imbarazzo la presidente del Consiglio e il titolare della Farnesina, che non a caso ribadiscono che la politica estera dell'Italia fa capo solo a loro e a nessun altro.

Ma gli attacchi leghisti a Ursula, e saranno pesantissimi, si faranno sentire eccome a Bruxelles, Parigi e Berlino e in qualche sono destinati a pesare nello scenario europeo. Oltre che ovviamente a non piacere affatto al Quirinale con il Presidente Sergio Mattarella che non ha per niente gradito l'invito di Salvini di incontrare Elon Musk per favorire l'intesa su Starlink. Governo solido a Roma, ma il tema Europa e il nuovo scenario internazionale aperto da Donald Trump e dal suo dialogo diretto con Putin è destinato a creare non poche tensioni nella maggioranza di Centrodestra. Anche perché se Meloni e Tajani mediano a fatica per fare da ponte tra Usa e Ue, Salvini sposa in pieno le politiche del tycoon e bombarda (a parole) questa Ue di "burocrati" e "guerrafondai".

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