Dazi, Vannacci: "Italia Paese sovrano, Meloni tratta con Trump per favorire gli interessi nazionali"
L'europarlamentare della Lega ad Affaritaliani.it. Intervista
Roberto Vannacci
"L’Italia ha moltissimo da giocarsi. In primis a livello di immagine: essere l’interlocutore tra USA ed Europa mentre Von der Leyen, Dombrovsky, Macron e Merz stanno a guardare non mi sembra male come risultato"
"L’Italia, sino a prova contraria, è un Paese sovrano e, come tale, ha il sacrosanto diritto-dovere di intraprendere tutte le relazioni bilaterali e con tutti Paesi che ritiene per proteggere e favorire i propri interessi nazionali. La missione del Presidente del Consiglio Meloni a Washington si inquadra in questo pacifico paradigma che, fintanto che non abdicheremo la nostra sovranità a qualcun altro – spero mai – rimarrà incontestabile". L'eurodeputato della Lega Roberto Vannacci, intervistato da Affaritaliani.it, risponde alla domanda se sia giusto che l'Italia interceda con Donald Trump per una trattativa Ue-Usa sui dazi o, visti i buoni rapporti Roma-Washington, dovrebbe trattare come stato sovrano per condizioni migliori per il nostro Paese.
"L’America di Trump è diversa da quella di prima ma rimane un attore incontestato del panorama mondiale e in questa scacchiera l’Italia ha moltissimo da giocarsi. In primis a livello di immagine: essere l’interlocutore tra USA ed Europa mentre Von der Leyen, Dombrovsky, Macron e Merz stanno a guardare non mi sembra male come risultato. Ma oltre alle seppure importanti questioni esteriori ve ne sono altre estremamente concrete e pregnanti: per la sua posizione, il suo passato e le sue capacità industriali, produttive e culturali l’Italia ha tutte le carte in regola per diventare il “perno di manovra” del Mediterraneo, il ponte tra Africa e Europa, tra Nord e Sud, tra Medio Oriente e Occidente. E sicuramente gli USA possono essere interessati, non perché vogliano bene all’Italia, ma perché hanno interessi convergenti in questo ambizioso piano, se non altro per contenere le mire espansionistiche di Cina e Russia in Africa e in Medio Oriente. Ci sono in ballo tante imprese: energia (produzione e trasporto), commercio, collegamenti marittimi, porti, infrastrutture, materie prime, immigrazione, intelligence, cybersicurezza, proiezione - anche militare (ricordiamoci Sigonella). Meloni si gioca la posizione dell’Italia come nodo logistico, identitario e culturale di un nuovo ordine mondiale multipolare post-globalizzazione - da cui l’Europa della Von der Leyen è tagliata fuori - proponendosi quale indispensabile cuscinetto a sfera tra USA, Russia, Cina, e altre potenze emergenti".
"Ecco perché - sottolinea Vannacci - Schlein, Giuseppi e Fratoianni (chissà sa se la moglie avrà già venduto la proletaria Tesla che si era comprata a scopi ambientalisti) e i vari altri futili progressisti di sinistra rosicano: perché loro vorrebbero un’Italia insignificante, marginale, annacquata nella tecnocrazia europea, oppressa da Bruxelles, gestita da Strasburgo e telecomandata da enti sovranazionali di cui continuano incessantemente a tessere le lodi. D’altra parte, quando i tuoi avversari politici tracimano bile vuol dire che sei sulla strada giusta. Ma si sa, se non sei al tavolo allora sei nel menù e non ti siedi al desco di Trump per semplice simpatia. L’immediato riscontro ottenuto tramite la visita in Italia del vice presidente USA Vance dimostra che il ruolo di “ponte” tra Europa e Usa che questo esecutivo si è assunto non è un’invenzione promozionale ma un fatto concreto. E allora avanti così che, un boccone alla volta, il pachiderma europeo lo riusciremo a mangiare", conclude l'europarlamentare della Lega.
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