Veltroni plagia il film tedesco Good Bye, Lenin!

E punta alla direzione de Il Corriere della Sera

Di Giuseppe Vatinno
Politica
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Ma l’establishment culturale tace

 

Walter Veltroni sta girando a Roma le ultime scene del suo nuovo film, Quando, tratto dal suo omonimo libro del 2017.

Questo film è praticamente identico nella trama al film Good Bye, Lenin! un ironico film tedesco del 2003 di Wolfgang Becker.

Nel film di Veltroni, Giovanni, un militante del Pci presente ai funerali di Giovanni Berlinguer nel 1984 a Piazza San Giovanni, ha un malore e si risveglia nel 2015 quando è tutto cambiato.

Analogamente nel film di Becker, Christiane, una attivista comunista della Germania est, cade in coma nel 1989 e si risveglia dopo la caduta del Muro, quando è tutto cambiato e il comunismo, “il Dio che ha fallito”, è crollato. In entrambi i casi Giovanni e Christiane si risvegliano in un mondo completamente diverso, stravolto, cambiato e irriconoscibile.

Entrambi i film poi sono guidati dal filo rosso (è il caso di dirlo) dell’ironia.

I media hanno parlato molto dell’ultima fatica veltroniana ma nessuno si è accorto che si tratta sostanzialmente di qualcosa vicino ad un plagio artistico che è stato evidentemente perpetrato anche nel precedente libro data l’incredibile somiglianza delle due storie.

La cosa è talmente evidente che dovrebbe balzare immediatamente agli occhi, ma evidentemente così non è stato.

Veltroni -che non è laureato- è stato bocciato in quarta ginnasio al liceo Torquato Tasso di Roma per poi finalmente diplomarsi all’Istituto Statale Roberto Rossellini di Roma in cinematografia, dovrebbe quindi conoscere bene un film identico al suo come Good Bye, Lenin!

Ma l’establishment culturale tace o perché non se ne è accorto, e sarebbe comunque cosa grave, oppure ha coperto la magagna e così si sentono in giro solo lodi.

Nel contempo, come un fiume carsico, sta riemergendo l’ipotesi che Veltroni possa guidare il Corriere della Sera al posto di Luciano Fontana, anche se non è il solo nome fatto per i papabili alla successione, tra cui emerge anche quello di Carlo Verdelli, attuale direttore di Oggi che al settimanale ha fatto bene, tranne che per il digitale guidato da Marco Pratellesi che ha molto deluso le aspettative di rinnovamento.