Von der Leyen rieletta: Italia con le ossa rotte, centrodestra sfasciato e si scalda Pier Silvio Berlusconi

Dovevamo rovesciare gli equilibri europei alla testa della destra vincente alle elezioni di giugno, ne siamo usciti rovesciati, mortificati e con le ossa rotte

di Ludovico Wittgenstein
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Ursula von der Leyen
Politica

Von der Leyen rieletta: Italia con le ossa rotte, centrodestra sfasciato e si scalda Piersilvio Berlusconi

Sedotti e abbandonati dalla von der Leyen, il bilancio amaro per l'Italia a Bruxelles. La tedesca, guidata da dietro le quinte dai due furbacchioni Macron e Scholz, ci ha prima fatto annusare un ruolo di primo piano nella Commissione Europa cosi irretendoci e neutralizzandoci, e poi, quando ha capito di avere in tasca i voti per la propria rielezione senza i Conservatori di Giorgia Meloni, ci ha assestato un bel calcione nel fondoschiena.

Professionisti del Potere contro dilettanti verbosi e presuntuosi allo sbaraglio. Dovevamo rovesciare gli equilibri europei alla testa della destra vincente alle elezioni di giugno, ne siamo usciti rovesciati, mortificati e con le ossa rotte (e immaginiamo le risatine di scherno di monsieur Macron).

Con la leader assente dai tavoli negoziali nei momenti chiave (pur essendo stata supervotata dagli italiani per Strasburgo ha rinunciato al seggio e se n’è andata in Inghilterra nelle ore decisive confidando ingenuamente nel telefonino), il suo movimento Ecr diviso e allo sbando, i poveri Procaccini e Fidanza, capi meloniani in Europa, "cornuti, vattuti e cacciati di casa", come si dice al Sud per sintetizzare la Caporetto.

Guaio nel guaio: lo strapuntino della vicepresidenza del Parlamento Europeo a una meloniana come premio di consolazione imbarazzante, perché ci contamina accogliendoci nell'inner circle europeo e ci stacca dai destrorsi di Orban, Le Pen e Salvini lasciandoci così in mezzo al guado, né dentro né fuori, né carne né pesce.

La vicepresidenza per Fitto è stata in tutta la trattativa la promessa illusoria, come ora ben si comprende, un miraggio per allocchi. Anche se alla fine una poltroncina ci toccherà come Stato fondatore e terza economia europea, magari alla guida del mirabolante quanto vago "piano Mattei".

E, pioggia sul bagnato, la maggioranza di centrodestra si è squagliata al sole di Bruxelles, con Salvini e Tajani su fronti totalmente opposti e Meloni barcollante come un pugile suonato, in mezzo.

Mentre sullo sfondo si scalda Piersilvio Berlusconi, che sarà il terremoto finale. Ora da accelerare per stroncare sul nascere il declino del centrodestra senza upside e il ritorno minaccioso della sinistra in atto, con il pendolo in movimento verso di là, come in Francia e Inghilterra. Si ricomincia, nell'eterno gioco dell'oca della politica italiana.