Salta il voto sui giudici Csm (sul nome fatto da Forza Italia che non piace a Meloni)

Anche oggi "fumata nera" sulla nomina dei nuovi giudici della Consulta. Ecco chi ha fatto saltare l'accordo, e perché

Politica

Quello che nessuno vi dice ma che si muove dietro e dentro le decisioni della politica. Anticipazioni, notizie segrete, gossip sul Governo, su Camera e Senato, su maggioranza ed opposizione, sulla Rai e le grandi aziende. Tutto, prima degli altri. Chi sarà mai il personaggio misterioso da oggi occhi ed orecchi di Affaritaliani.it nei palazzi della politica e nei salotti di Roma? Al via oggi "La Talpa", la rubrica che racconta la politica, anche quello che nessuno dice. A cominciare dai retroscena sul voto (saltato) per i giudici del CSM

Salta il voto sui giudici Csm | La Talpa

E anche oggi si vota domani. 
Ancora un’altra fumata nera del Parlamento riunito in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte Costituzionale.
Gli obiettivi erano già tutti pronti. Oggi doveva essere il giorno ma qualcosa è andato storto.

I primi segnali che l’accordo scricchiolasse, nonostante i proclami del segretario Tajani ieri sera e che aveva messo in agitazione i parlamentari che avevano preso d’assalto le agenzie di viaggio per cambiare aerei, si intuiva dal non invio del messaggio di convocazione obbligatoria urbi et orbi.

Il messaggio che invece è arrivato ai gruppi parlamentari a pochi minuti dall’inizio della seduta è stato quello di votare scheda bianca.

Ma riavvolgiamo il nastro. La Corte funziona come un orologio svizzero. La composizione – cinque giudici di nomina presidenziale, cinque nominati dalle magistrature e cinque dal Parlamento – è tale da rendere praticamente impossibile, sulla carta, uno sbilanciamento politico da una parte o dall'altra.

Il "Manuale Cencelli" per le nomine parlamentari, in questa tornata, prevede un giudice per Fratelli d'Italia, uno per Forza Italia, uno per il Partito Democratico e uno "neutro", tecnico. Tuttavia, sul quarto nome non si riesce a trovare un accordo, dando vita a performance a dir poco deludenti, poiché ciascun partito ha tentato di presentare come "neutro" un nome che “neutro” non era.

Il nome che ha portato a un ulteriore nulla di fatto è quello di Gabriella Palmieri Sandulli, erroneamente considerata una scelta in quota Forza Italia. Il via libera su di lei non è stato raggiunto in quanto nominata da Conte ai vertici dell'avvocatura dello Stato.
Sembrano ormai certi gli altri tre nomi. Quello in quota Fratelli d'Italia è il blindatissimo e fedelissimo consigliere giuridico di Palazzo Chigi, Francesco Saverio Marini. Non è in discussione nemmeno il nome proposto dalle opposizioni, il costituzionalista Massimo Luciani. Per Forza Italia, in pole position, c’è il nome suggerito, attraverso il redivivo Gianni Letta, dalla famiglia Berlusconi, unica azionista del partito: il professor Andrea Di Porto, consulente da anni di Fininvest e che i maligni dicono incassarebbe la nomina grazie al famoso risultato del ricorso vinto sul caso Mediolanum che permise a Berlusconi di non cedere le quote come  invece imponeva Bankitalia. 

Ma proprio per questo motivo la premier Meloni avrebbe storto il naso, non vuole problemi di “ opportunità”.
Se questo fosse confermato, Forza Italia dovrebbe ricominciare la ricerca ma i tempi sono strettissimi. In panchina aspetta pazientemente di essere ripescato Roberto Cassinelli; avvocato, già deputato di Forza Italia, aveva provato a correre per il CSM ma allora la spuntó l’ex senatore Enrico Aimi.

Devono restare a bocca asciutta, nonostante le speranze coltivate da anni, i parlamentari Zanettin e Sisto. La competizione tra i due ha generato, come spesso accade, una "terza via". Entrambi validi e con i loro punti di forza: Zanettin avrebbe liberato il seggio per la prima dei non eletti, la già senatrice Toffanin, ora consulente del ministro Pichetto, mentre Sisto la una succulenta poltrona da vice ministro della Giustizia.  La scelta di uno dei due parlamentari in corsa  metterebbe  a rischio il ritrovato equilibrio all'interno del partito. E dunque, "quieta non movere".

Su questa lunga querelle non sono mancati i richiami del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L'urgenza di una risoluzione è accentuata dalla necessità di ricostituire il plenum della Corte Costituzionale entro lunedì, data in cui è prevista una riunione in camera di consiglio per valutare l’ammissibilità del referendum sull’autonomia. Non a caso le Camere dovrebbero essere riconvocate già giovedì per una nuova seduta. Obiettivo: eleggere i 4 nuovi membri della Corte.

Attualmente, il numero dei giudici è sceso a undici, il minimo legale per garantire il funzionamento dell’organo. Situazione senza precedenti. La mancanza di un numero adeguato di membri non solo mina l’autorità della Consulta, ma potrebbe anche compromettere la qualità delle decisioni prese in un momento così cruciale per il futuro del Paese.

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