Zelensky in Ue, guerra diplomatica in Europa: tra Meloni e Macron finisce pari

Il presidente francese avrebbe voluto prendere il posto di Angela Merkel, ma per ora l'idea è naufragata. Ma anche Giorgia deve guardarsi da alcuni "colleghi"

Di Pietro Mancini
Giorgia Meloni e Emmanuel Macron
Politica

Meloni vs Macron, il nuovo round finisce in pareggio

Giorgia Meloni è stata esclusa dalla cena Macron-Scholz-Zelensky. E ha protestato. La giovane premier, che ha pagato i dissensi in maggioranza, ha dovuto  accontentarsi di un breve “bilaterale” con il nemico di Putin, che in Italia ha, nel centrodestra, autorevoli amici, in primis Salvini e Berlusconi, che la Premier, esagerando, ha giudicato come  “il miglior ministro degli Esteri dei nostri governi”. 

Perchè Macron ha escluso Meloni? Le ragioni sono interne. Il Presidente francese deve fare di tutto per evitare di accreditare, in Europa, la giovane numero uno del nostro esecutivo, altrimenti, agli occhi dell'opinione pubblica francese, emergerebbe, chiaro ed evidente, che esiste un'alternativa di destra. Che funziona e che ottiene risultati, sul piano internazionale. E, quindi, l’inquilino dell'Eliseo, debole a Parigi, dove non ha la maggioranza assoluta all'Assemblea Nazionale, si muove in politica estera anti-Meloni, pensando alla sua politica interna e alla sfida con Mélenchon e Le Pen.

In secondo luogo, Macron sperava, con l'uscita di scena di Angela Merkel, di diventare il nuovo punto di riferimento dell'Europa, una sorta di leader informale dell'Unione. Ma il progetto sta  fallendo, sia per la deboleza interna di Emmanuel (politica, ma anche in termini di impopolarità nell'opinione pubblica) sia perché l'attivismo, in Europa, di Meloni sta ottenendo, oggettivamente, risultati.

La leader di Fratelli d’Italia, da parte sua, non ha potuto riportare una vittoria piena sull’antagonista di Marine Le Pen soprattutto perché la discussione su Zelensky a Sanremo, oppure no, è che chi ha scelto di far sentire la sua voce, per evitare l’intervento del leader ucraino, ha lavorato per far emergere un principio pericoloso: considerare Zelensky, e la sua resistenza, non come parte delle soluzioni, ma come parte del problema di questa guerra. 

Per essere considerata tra le prime tre potenze dell'Ue, l'Italia ha bisogno di una leader autorevole e di un governo, che lavori sulle riforme in modo più credibile, e che comunichi meglio, nel bel Paese e all’estero, i risultati. Finora così non è stato.

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