Zingaretti perde il pelo ma non il vizio: firmati 3 concorsi per il Lazio
Dopo tutto, si tratta degli eredi del Pci che quanto ad ogni mezzo pur di vincere la concione elettorale erano capaci di tutto
Lapresse
Nicola Zingaretti, il paladino della correttezza ricorre ai concorsi elettorali
L’ha rifatto. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Già nel 2021 c’era stata una brutta storia di concorsi truccati che aveva portato agli arresti domiciliari un dirigente del Pd laziale, Claudio Moscardelli, segretario provinciale del Pd di Latina e già consigliere regionale, senatore membro della commissione parlamentare antimafia e l’allora direttore amministrativo dell’Asl di Latina e Presidente della commissione d’esame Claudio Rainone.
I due sono accusati a vario titolo di corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio in un concorso pubblico per l’assunzione di 23 collaboratori amministrativi per l’Asl di Latina per favorire due candidati vicini a Rainone e Moscardelli che avrebbero superato il concorso proprio grazie alle domande concordate telefonicamente la sera prima con il dirigente della Asl. In cambio il dirigente voleva una promozione che gli aveva promesso Moscardelli che avrebbe contattato all’uomo il direttore della Asl e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato (non indagato, ma ascoltato come persona informata dei fatti). Il processo è tuttora in corso e naturalmente vale la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
Interessante notare come l’attuale assessore alla Sanità Alessio D’Amato che sarà presumibilmente il candidato del centro – sinistra alle prossime regionali nel Lazio, quindici anni fa fu sotto processo per truffa ai danni della stessa Regione Lazio, ma andò in prescrizione. La vicenda riguardava 270.000 euro di fondi pubblici destinati a ‘Iniziative di conoscenza, solidarietà e difesa della cultura delle popolazioni Indio-Amazzoniche’ che invece –era l’accusa- furono usati per altro.
Adesso la Corte dei Conti del Lazio ha ipotizzato un danno erariale per la stessa cifra e lo ha rinviato a processo. Lui si è dichiarato innocente. Ma era il caso di farlo diventare assessore alla Sanità proprio in quell’Ente che lo vede immischiato in queste storie? La scelta, per un assessorato così delicato, è stata fatta naturalmente dal governatore Nicola Zingaretti. Ora c’è di nuovo una storia di concorsi questa volta (per ora) solo inopportuni. Infatti, nel bel mezzo di Ferragosto, mentre tutti stavano al mare o in montagna, un gruppo di dipendenti della Regione Lazio era chiuso in conclave per una nuova ondata di assunzioni nella Regione stessa: tre concorsi per centinaia di candidati da assumere in piena campagna elettorale.
E pensare che gli uffici per i consiglieri erano invece blindati per le Sacre Ferie dall’11 al 19 agosto. I posti sono 600 e si sono materializzati magicamente appena un giorno fa. La scadenza è fine settembre appena cinque giorni dopo le elezioni politiche nazionali che vedono lo stesso governatore della regione Lazio Zingaretti candidato alla Camera dei Deputatiproprio nel Lazio nella circoscrizione Lazio 1.
Ma il codicillo che ha fatto scoppiare il caso è che la richiesta preferenziale per i candidati è “l’aver prestato lodevole servizio a qualunque titolo, per non meno di un anno”, nell'amministrazione che ha indetto il concorso, aggiungiamo noi. Quindi una norma voluta per assumere in massa chi già lavora lì ed ha tutto l’interesse a che gli attuali capi rimangano.
Quello dei “concorsi elettorali” è un antico malvezzo italico di cui proprio non ci riesce a liberare. E desta meraviglia che Nicola Zingaretti ricorra ancora a questi mezzi da film di Totò, proprio lui, paladino della correttezza e della morale politica.
Ma si tratta dopo tutto degli eredi del Pci che quanto ad ogni mezzo pur di vincere la concione elettorale erano capaci di tutto. Sarebbe dunque il caso che Zingaretti facesse un bell’atto di ecologia politica annullando il concorso oppure, ancor meglio, anticipandolo a prima della data delle elezioni, cioè il 25 settembre.