Ascoli Satriano, “Strane voci
al Castello” di Gianmichele Cautillo

Il romanzo d'esordio di Gianmichele Cautillo ambientato al Castello della città dei Grifoni: Ascoli Satriano in Puglia.

di Antonio V. Gelormini
PugliaItalia

Nel breve, ma intenso racconto che Gianmichele Cautillo fa con “Strane voci al castello” - Musicaos Editore, per la collana Narrativa, 44 il borgo daunio di Ascoli Satriano si fa palcoscenico e crocevia di eventi che dal contesto tipico locale, si allarga nella pluralità delle influenze di Puglia, e vive le contaminazioni virtuose delle incursioni europee, quali conseguenze usuali degli incroci blasonati tra le grandi famiglie del tempo. 


 

Tra echi di antiche suggestioni e scenari esageratamente romanzati - in una terra animata da predatori d’ogni genere e ricercatori d’ogni sorta, il romanzo d’esordio di Cautillo si caratterizza per qualcosa di alquanto originale.  

L’insolito approccio compositivo procede e si articola attraverso ciò che potrebbe definirsi 'una scomposizione narrativa'. Dove a trovare spazio non è la sola prospettiva storica e analitica, ma lo sviluppo di più angoli visivi, nella rifrazione descrittiva della sequenza di vicende che hanno segnato il presidio cavalleresco e feudale del Castello di Ascoli Satriano.

Una sorta di rivoluzione picassiana, che riesce a inquadrare - nel percorso narrativo proposto - più punti di vista in ciascuno dei contesti funzionali al racconto rievocativo: sia esso storico, ambientale, politico o devozionale. In pratica, la sceneggiatura di una vicenda proiettata sullo schermo di uno specchio rotto in tanti frammenti, ciascuno capace di riflettere un aspetto avvincente e stimolante della trama ricostruita.


 

Era un castello turrito di epoca normanno-sveva (XII secolo), poi trasformato in Palazzo Ducale (XVIII secolo): ed è al centro di questo arco temporale che Cautillo colloca le radici di una vicenda narrativa, per coinvolgere i protagonisti attivi, Potito Scaldatelli alter ego dell’autore nato e cresciuto nei pressi del presidio storico, l’amico fraterno Orlando e la professoressa Antonia; nonché quelli immateriali come il re Luigi d’Ungheria, Caterina da Siena, la regina Giovanna, il tiranno locale Ludovico Sebrano, l’alchimista e raffinato diplomatico Nicholas Flamel, e una lunga e temuta schiera di lupinari.

A rendere ulteriormente intrigante la narrazione sono le urla misteriose spesso sentite durante le notti provenire dall’interno del castello, gli strani rumori avvertiti - anche questi di notte - dai detenuti, quando esso fu usato come penitenziario, e dove forze naturali e soprannaturali si combattono senza esclusione di colpi di scena, per tener vive curiosità e apprensione.


 

Aver voluto fare focus su un patrimonio identitario di antica data, pur avendo a disposizione reperti più conosciuti e di presa o suggestione più immediata, come i Grifoni di Ascoli Satriano e i Tesori di Villa Faràgola, è opera apprezzabile e meritoria, capace di accendere interessi diffusi e passioni territoriali, per fare dell’Amor loci l’asse portante di un altro tipo di castello: quello comunemente conosciuto col nome suggestivo di Genius loci.

(gelormini@gmail.com)

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