Bari, l’assedio a una città ‘sfregiata’ e mortificata

La città si sente sotto assedio. Una sorta di ritorno all’Anno Mille, solo che questa volta il fuoco non è quello delle scorribande arabe, ma 'fuoco amico'.

di Antonio V. Gelormini
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Il centro storico di Bari visto dall'alto
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La città si sente sotto assedio. Una sorta di ritorno all’Anno Mille, solo che questa volta il fuoco non è quello delle scorribande arabe - che provavano a riconquistare un presidio ‘moresco’ sulle sponde dell’Adriatico - bensì quello del cosiddetto ‘fuoco amico’, il cui obiettivo si staglia più sulla imminente scadenza elettorale amministrativa, che sui fasti di un passato glorioso e al contempo controverso.

L’impressione è che sia scattata come una gara solidale, in cui tutti si affannano a dare una mano alla Commissione d’Accesso - inviata a Bari dal ministro dell’Interno - per mettere il più possibile in evidenza le infiltrazioni mafiose, atavicamente abbarbicate alle radici della città, provando a cancellare sforzi, sacrifici e risultati perseguiti negli anni dalla stessa comunità levantina, per arginarne influenza e resistenza ad ogni livello.

La sensazione è che la moneta cattiva stia provando, in tutti i modi, a scacciare quella buona e che la lungimirante legge di Gresham - ben conosciuta dagli economisti d’ogni lustro - stia da tempo producendo effetti deleteri per il capoluogo pugliese, con effetti a catena su tutto il territorio regionale.

Le bocche nelle stanze che contano restano ermeticamente cucite, tanto è il timore che qualsiasi appunto o considerazione possa innescare malintesi o appigli a strumentalizzazioni d’ogni specie. Ma basta scendere sul marciapiede, davanti al Municipio barese, e tendere l’orecchio ai capannelli, in cui si discute animatamente, per raccogliere pillole e tweet fulminanti.

“Scagli la prima pietra, chi è senza peccato” ripeteva stamattina l’anziano e navigato politico in pensione, commentando gli ultimi arresti che hanno visto coinvolti - in modo diverso - l’assessora regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, suo marito Sandro Cataldo referente del movimento civico “Sud al centro”, il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli, e altri indagati anche a Grumo Appula.

Ricordando che molti di loro e, in particolare, “Lady preferenze” (come veniva definita Anita Maurodinoia) erano la punta di diamante dello schieramento di centrodestra, all’epoca della presidenza provinciale di Francesco Schittulli, prima di approdare alla corte di Michele Emiliano ed essere assimilati al centro-sinistra.

Michele Emiliano e Antonio Decaro

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In una nemesi, che si è fatta testimonianza, di una consolidata ‘trasversalità’ nella deriva politica, non solo locale, che è il vero motivo della ‘lesa dignità cittadina’, almeno per quanti ancora si riconoscono nei sani principi dell’ordinamento repubblicano italiano e ancora si ostinano a compiere responsabilmente il proprio dovere: ogni giorno e in ogni contesto sociale.

Dio non voglia che il disegno destabilizzante, vendicativo o disperato, da qualunque parte provenga, abbia nel mirino l’appuntamento elettorale, quale momento più alto e partecipato dell’esercizio democratico.

Impedire, anche solo rinviando o procrastinando, l’intervento solenne degli elettori sarebbe segno di grave debolezza e sconfortante resa nei confronti di chi vede come fumo negli occhi la riscoperta vocazione antimafia della maggior parte di cittadini baresi, ma anche di quelli garganici e salentini. Insomma della gente di Puglia, stanca di antiche etichette e offesa da chi, invece, avrebbe dovuto rappresentarla e preservarla da qualsiasi tipo di sfregio.

(gelormini@gmail.com)