Salari bassi, contratti precari e immigrazione: come sta il lavoro in Puglia
I vertici pugliesi di Confindustria e Cgil a confronto sulle prospettive del lavoro e del sistema produttivo regionale
Come sta il lavoro? È la domanda alla quale hanno risposto, presso la sede della Cgil Puglia, la segretaria generale del sindacato del quadrato rosso, Gigia Bucci, e il Presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana. Un confronto che si è esteso all’analisi del sistema produttivo regionale, delle priorità per creare condizioni di vero sviluppo e buona occupazione, delle politiche del Governo.
Per Gigia Bucci: “Bassi salari e diffuso precariato caratterizzano il mercato del lavoro italiano che analizzato con la lente pugliese presenta criticità ancora più accentuate. Oltre il 90% dei rapporti di lavoro che si attivano sono precari e prevalgono settori a basso valore aggiunto, in primis agricoltura e terziario, oltre una forte intermittenza e stagionalità che trascina ancor più verso il basso i salari. La condizione per cui oggi si è poveri anche lavorando è diffusa e dovrebbe essere la prima emergenza che la politica dovrebbe affrontare".
"Invece - ha sottolineato Bucci - abbiano un Governo che taglia le risorse di sostegno ai redditi, precarizza ancor più il mercato del lavoro liberalizzando voucher, tempi determinati e somministrazione, non c’è alcuna politica di sviluppo industriale, si taglia il welfare e non si sostiene una politica di rinnovi contrattuali che provino a recuperare quell’inflazione che ha fortemente eroso i redditi da lavoro. Come possiamo affermare che il lavoro sta bene quando un terzo dei rapporti di lavoro attivati in Puglia non supera le 30 giornate? Quando la richiesta è prevalentemente per basse competenze? Non ci meravigliano poi i dati sulla povertà in Puglia: il 23% delle persone vive in condizione di povertà relativa, il 29% delle famiglie afferma di arrivare a fine mese con difficoltà e un altro 66% con qualche difficoltà. E i più penalizzati sono i giovani e le donne".
"Non ci si meravigli poi dei dati sull’emigrazione - ha concluso Bucci - che sono preoccupanti perché tracciano un futuro di desertificazione demografica e sociale: solo nel 2022 vi sono state 30 mila cancellazioni di residenza in Puglia, verso altre regioni italiane e per 7mila uomini e donne verso l’estero”.
Per il presidente Sergio Fontana è invece una fotografia in chiaro scuro quella dello stato di salute del mercato del lavoro in Puglia: “Dove si registra il tasso più alto di occupazione al Sud. Tuttavia al positivo dato quantitativo non corrisponde un mercato del lavoro dinamico da un punto di vista qualitativo. Si tratta principalmente di occupati con una qualifica professionale medio-bassa assunti per lo più con contratti a tempo determinato".
"Oggi giorno perdiamo importanti quote di capitale umano - ha evidenziato Fontana - giovani competenti che preferiscono trasferirsi altrove e donne che non lavorano. Una perdita enorme di ricchezza perché il lavoro crea ricchezza, abbiamo necessità di politiche attive, diventando attrattivi per le nostre risorse umane”.
Per il raggiungimento di questi obiettivi per Confindustria: “Ci sono a disposizione ingenti risorse che dobbiamo spendere bene e in tempi brevi. Il sud non ha bisogno di reddito di cittadinanza e di assistenzialismo a vita. Con CGIL condividiamo la necessità di un lavoro sano, ben retribuito e non precario”.
La strada da percorrere per la Cgil passa in primis per la contrattazione, “Con il rinnovo dei contratti e un adeguamento dei salari, passa attraverso politiche fiscali che vadano nel senso della redistribuzione e non ad avvantaggiare i redditi più alti, a partire da una seria lotta all’evasione fiscale e con tassazioni mirate su rendite e speculazioni, su chi fa extra profitti".
"Servono investimenti per sostenere il manifatturiero, affrontare le vertenze - ha precisato Fontana - ma anche attrarre nuovi investimenti, compatibili dal punto di vista sociale e ambientale. Servono politiche pubbliche in grado di garantire diritti costituzionali, a partire da sanità e istruzione. A questo avrebbero dovuto servire le risorse dei fondi strutturali e del Pnrr. Ma siamo di fronte a un atteggiamento sconcertante del Governo delle destre: da un lato lavorano per l’autonomia rafforzata alle regioni ricche, dall’altro accentrano potere decisionale e tagliano risorse per la coesione e il Mezzogiorno".
"Anche i finanziamenti per la transizione green delle acciaierie di Taranto, che è una priorità per l’Italia per salvaguardare un assett - quello dell’acciaio - fondamentale per un Paese industrializzato come il nostro, se vogliamo continuare ad esserlo. Abbiamo bisogno di un sistema produttivo che investa in innovazione, in ricerca in qualità dei processi, dei prodotti e del lavoro - ha concluso fontana - anche per dare risposte ai giovani più formati. Per lo sviluppo sostenibile, per la buona occupazione, perché chi lavora deve poter condurre una vita dignitosa e svolgere un lavoro sicuro. Principi sanciti nella nostra costituzione”.
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