Elezioni Comunali, lo strano caso di Trinitapoli (Bat)

L'intricata siituazione amministrativa a Trinitapoli (Bat) dopo oltre due anni di Commissariamento per sospette infiltrazioni mafiose.

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Oltre due anni di Commissariamento, dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale di Trinitapoli (Bat), per sospette infiltrazioni mafiose, non sono bastati a dirimere la questione amministrativa nella cittadina pugliese, a ridosso dell'Ofanto, dato che entrambi i sindaci coinvolti nel provvedimento del Ministero dell’Interno - fatto proprio dal decreto del Presidente della Repubblica - si sono ricandidati alla guida del Palazzo di Città per il prossimo quinquennio.

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E’ già successo in altri Comuni e il paradosso si ripresenta: ovvero la possibilità di una sentenza della Corte di Cassazione che sancisca l’incandidabilità di uno o più soggetti, in un momento successivo all’esito elettorale della tornata di voto. Con la conseguenza di un ulteriore contenzioso sulla decadenza o meno dell’intera compagine amministrativa.

Sono tre le liste ‘civiche’ in corsa verso l’appuntamento di sabato 8 e domenica 9 giugno: quella di Annamaria Tarantino, con un blocco riconducibile al centrosinistra, l’altra di Emanuele Losapio, sindaco che ha visto lo scioglimento del Consiglio Comunale e il commissariamento dell’amministrazione, infine quella di Francesco Di Feo, anch’egli ex primo cittadino. Entrambe riferibili ad un ambito di centrodestra.

La candidatura Tarantino ha visto la regia di Francesco Boccia, deputato PD, nel nome del campo largo del centrosinistra, dato che potrà contare sulla lista ‘Trinitapoli Buona Politica’, all’interno della quale sono confluiti anche l’ex segretario cittadino del PD Donato Piccinino e il referente del Movimento 5 Stelle Pasquale Lamacchia.

L’ex sindaco Losapio, prova a riconquistare la fascia tricolore con la lista ‘SìAmo Trinitapoli’, che comprende ex assessori e soggetti già coinvolti con l’esperienza politica precedente, oltre alcuni candidati

Infine, l’altro ex-primo cittadino Francesco Di Feo con la lista ‘Resilienza Trinitapolese’, che mira a tornare alla guida della città dopo averlo già fatto per due consiliature (10 anni).

“Ho assunto questa decisione - aveva dichiarato Emanuele Losapio - dopo essermi confrontato con avvocati, giuristi e sindaci che hanno vissuto, come me, l’esperienza dello scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, analizzando tutte le ‘carte’ che mi hanno riguardato nel procedimento in questione".

"Non c’è alcun mio coinvolgimento in episodi che hanno determinato interdittive da parte della Prefettura, alcune delle quali annullate. L’unica responsabilità che mi viene addebitata - aveva aggiunto - è quella di essere stato assessore del sindaco Francesco Di Feo, mio predecessore. Peraltro, l’accesso agli atti della Commissione d’indagine prefettizia ha riguardato solo dieci mesi della mia attività amministrativa di sindaco e quattro anni del mio predecessore.”

La campagna elettorale, man mano ci si avvicina all’8 e 9 giugno, tende ad infiammarsi e non mancano le invettive reciproche lanciate dai palchi dei comizi. La più recente, che comunque ha tutta l’aria di non rimanere ultima, ha riguardato uno dei candidati della lista ‘SìAmo Trinitapoli’, che in un ‘patchwork’ di espressioni con forte taglio dialettale, ha conquistato rapidamente i canali social, anche per le tonalità aggressive esibite, che in un contesto amministrativo condizionato dai sospetti di infiltrazioni di vario tipo, non ha dato certo l’impressione del cambiamento di rotta, da più parti, auspicato.

(gelormini@gmail.com)