Elezioni, decadenza di un sogno chiamato 'Repubblica'
Assistiamo, impotenti e allibiti, con grande trepidazione a un'interminabile giostra degli attuali eventi politici che minano il rapporto cittadini-isitituzioni
Lapresse
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
di Antonio Mazzola
Assistiamo, impotenti e allibiti, con grande trepidazione a una interminabile giostra degli attuali eventi politici che, in forma autodistruttiva, hanno mutato definitivamente i rapporti con i cittadini, che, dopo un iniziale momento di solidarietà sicuramente fittizia, in cui hanno avvertito una certa attenzione ai loro bisogni, sono sprofondati nell'incubo dell'abbandono a seguito della fine inopportuna del governo "Draghi" di unità nazionale. Ecco qui! Si è consumato il misfatto da parte del Movimento 5 Stelle, che, storcendo il naso a una sorta di pseudo socialismo umanitaristico in nome di "unici riformisti", ha messo a soqquadro la ragione unitaria per cui era nato il governo stesso, appoggiato, anche se talvolta formalmente, dalla eterogeneità di quasi tutte le posizioni politiche in Parlamento.
Lungi da abbracciare termini come "sensibilità", "disponibilità" o "socialità", va considerato che anche lo stesso tempo messo a disposizione di questi istintivi e irrazionali comportamenti risulterebbe sprecato dato che, nel corso di questi interminabili mesi della legislatura , i 5 Stelle, ma anche alcuni altri partiti della stessa maggioranza, hanno vissuto appieno quel "doppio" pirandelliano, seminando zizzania, e mostrando una diffusa ed endemica evanescenza di idee, orfani di paradigmatiche ideologie, ostili al dialogo e , quindi, alla pluralità delle conoscenze.
Allora ecco affacciarsi infinite grammatiche storiche nazionali e internazionali, punti di vista cattedratici in economia e ricette sociali di ogni tipo, ognuna strategicamente fatta apparire vera per poi diventare improvvisamente inadatta e impraticabile, condito a dovere da un noioso e dannoso radicalismo decisionale che non cambia le condizioni sostanziali di malessere. Ne consegue, l'obiettivo di abbagliare l'uditorio e mostrare in modo necessariamente realistico ciò che effettivamente non lo è, o non era mai stato. Ecco dunque delinearsi, terribile solo a dirsi, una "decadenza" lenta e inesorabile del vivere, il prevalere di atteggiamenti vanagloriosi, tanto da dire come Pasolini, quasi in forma di epitaffio: "Io ascolto i politici, tutti i politici, e divento pazzo. Non sanno di che Paese stanno parlando, sono lontani come la Luna!"
È proprio vero! È un pensiero, questo, che divora le coscienze perché tratta della follia dell'uomo politico che getta via il tempo inseguendo vane illusioni e proponendole ai cittadini come possibili. Questo spiega il suo mesto procedere, e mostra il suo lento affannarsi, affamando il popolo di non ben precisati "ricettari farneticanti" che, sordi al grido di dolore della gente, lo mantiene al limite della precarietà, in modo tale che un bisogno perenne costituisca, per contro, un serbatoio di povertà da utilizzare in campagna elettorale. E in questo meccanismo perverso e macchinoso si sono consumati prima, durante e successivamente alla caduta del governo Draghi, ora anche alla vigilia delle elezioni di Settembre, incertezze, provvisorietà e disperazione, tali da non riuscire ad assolvere alle necessità quotidiane, e a dare voce ai sogni svaniti di donne e uomini.
Che valore avranno allora vecchi e nuovi i discorsi, ritriti e rispolverati dai segretari addetti alla comunicazione dei partiti? Nulla. Certamente ancora una volta, essi riproporranno atavici slogan, inneggianti alle "giovinezze consumistiche" del presente e del futuro, paventando benessere, e, o certezze, per poi indietreggiare o rinnegare in nome di strane congiunture e macro o micro dati economici. Il tutto, condito da ampollosi e retorici richiami a millantati miglioramenti che, in quanto incomprensibili al popolo, lo lasciano smarrito, pauroso e disorientato. E così si consumano le promesse sino al "de cuius" della gente, in quella selezione darwiniana che risolverà naturalmente i problemi della distribuzione del reddito: basti pensare agli anziani, a chi muore per malattia o per casi fortuiti e , o, improvvisi. L'etica della politica è messa a dura prova: sarà sempre meno compagna di viaggio!
Infatti, le debolezze sociali prenderanno forma e sostanza in modo sempre più corposo, aggravate dalla pandemia e dalla guerra, in uno scenario da venerdì santo, ed entreranno con violenza nelle nostre case, negli spazi della nostra comunità e delle nostre relazioni, quali "nemici occulti", adombrati tra le viscere di pensieri fallaci, formalmente accattivanti, inneggianti in modo enfatico alla "Patria", alla "famiglia", al "lavoro" all'istruzione", e a molti altri aspetti ancora, visioni identificative strette e selettive che emotivamente chiamano adesioni istintive e irrazionali. Ora confusione e irrazionalità, più di ieri e dell'altro ieri, avanzano come uragano da ogni dove, e la realtà viene sommersa dalla paura a cui fa seguito quell'angoscia che divampa nel cuore e fuoriesce nell'apatia e nella bulimia in quel poco che abbiamo.
Veramente, le cose stanno così?
A questo punto critico, senza via di uscita, siamo giunti guardati a vista da un martellante e incessante megafono di promesse incantate: difesa senza ma e senza se dei confini, grida di pensioni a mille euro al mese e tanti bla bla bla, ben sapendo che la voglia di pane acceca gli occhi e la mente, mentre nelle ville e nei sontuosi palazzi dell'aristocrazia , o tale, gli inviati ammessi alle mense si aggirano tra merletti e volti incipriati con sontuose dame di compagnia. Ecco, allora, che a questo ovattato mondo politico danno fastidio le mense vuote e l'odore acre delle vie e dei quartieri più poveri, e i loro malesseri.
Vi sia un sussulto morale a questa fiera delle parole! Unico rimedio è ascoltare le sacrosante rivendicazioni che i cittadini sollevano, troppo spesse messi a tacere. Infatti, basta aggirarsi tra città e campagna, tra centro e periferia, per assistere a immagini di progressivo e silente impoverimento, oscuro e viscido, annidato anche in chi crede di esserne indenne.
La tendenza è inesorabile!
Allora, solo essendo comunità, solo ammettendo le umane diseguaglianze, si può arginare la decadenza della nostra "Repubblica" che ha nel popolo, in tutto il popolo, la sua forza di azione e di pensiero, in un panorama umano disgregato, disseminato di sopravvivenze e di cimiteri, di individui che hanno fame, hanno sete, hanno desiderio di apprendere e migliorare, che chiedono di essere difesi nei loro diritti elementari. Illusione. Illusione. Quasi è diventato luogo comune vivere nelle attese infinite! La certezza che ci siano alcuni a cui affidarsi e consegnare le proprie difficoltà e richieste, è svanita. Forse, mancano personalità politiche capaci di donare agli altri il proprio tempo e il proprio aiuto in modo concreto e con altruismo.
In un clima di utopie, invece, trova terreno fertile il conflitto tra ideologie, ammesso e non concesso che ce ne siano, in cui ognuna strizza l'occhio a un'altra, per cui la Repubblica a fatica riesce ad essere la casa comune di tutti, a fronte delle urgenze che si accavallano senza risposte concrete e immediate.
Oggi, dunque, siamo chiamati a una sfida impari, ciascuno nel suo ambito, per rimpossessarci della vista e della parola, che l'assolutizzazione della partitocrazia ha negato, lasciando , malgrado i tanti impegni, una società settaria, sovraccarica di slogan vuoti in un guazzabuglio di frasi oscure e non condivise, perché la politica ha consumato i sogni, li ha resi irrealizzabili, e ingannatori.
Purtroppo, dal qualunquismo imperante il cittadino va subito raccolto, risuscitato dal suo torpore e ripreso per mano in una situazione estremamente intricata e complicata, in cui la sua identità di individuo e quella di chi lo rappresenta devono però coincidere, in modo che chi governa lo faccia con sincerità e chi parla degli uni e degli altri dica e scriva con altrettanto sincerità, perché si possa iniziare un cambiamento reale per il Bene comune.
Sviluppando azioni di critica al sistema precedente e analizzando sino in fondo lo stato d'animo degli italiani, ecco che il politico e chi si occupa di comunicazione non dovranno prescindere dal provare, nel loro subconscio, lo stato d'animo smarrito degli italiani, siano essi autoctoni che immigrati, naviganti nel mare tempestoso del vivere quotidiano. Se così sarà, i figli della Repubblica non la deluderanno e accorreranno nei momenti del bisogno, sentendosi ontologicamente e intimamente appartenenti ad essa con i loro pensieri e il loro impegno!