Ex-Ilva, il ministro Urso riaccende l'Altoforno1 tra le proteste dei tarantini

Il ministro delle imprese e made in Italy, Adolfo Urso riaccende l'Altoforno1 dell'Ex-Ilva di Taranto tra proteste e sit-in.

PugliaItalia

Il ministro delle imprese e made in Italy, Adolfo Urso, non ha usato giri di parole nel commentare riaccensione dell’Altoforno 1 dell’ex Ilva di Taranto, fermo da agosto 2023 per manutenzione: “La Commissione europea ha autorizzato il prestito ponte perché abbiamo dimostrato con un programma concordato con i sindacati, le associazioni datoriali e gli enti locali, che nel processo di decarbonizzazione occorresse necessariamente mantenere in vita gli impianti e tra questi l’altoforno 1. La sua ripartenza era necessaria. Mi sembra elementare e mi stupisco che qualcuno si stupisca di questo”.


 

“In pochi mesi - ha aggiunto - siamo riusciti, grazie alla perseveranza dei lavoratori di Taranto e degli altri stabilimenti, a riattivare questo altoforno e garantire un minimo di livello produttivo ai fini del mantenimento degli stessi impianti per arrivare poi alla fase di decarbonizzazione che è già avviata”.

All’arrivo in fabbrica il ministro è stato accolto da un sit-in di cittadini e rappresentanti di associazioni, per i quali la riaccensione dell’altoforno con tecnologia a carbone rappresenta una 'bomba inquinante' e ignora “le sentenze della Cedu e della Corte di giustizia europea”. E per questo, gli attivisti avevano preparato un simbolico “Foglio di via” da consegnargli.

Presenti alla cerimonia di accensione, il Prefetto Paola Dessi, i vertici locali delle Forze dell’Ordine, i rappresentanti delle associazioni datoriali e sindacati, i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia e di Ilva in amministrazione straordinaria.


 

“La ripartenza dell’altoforno 1 dello stabilimento siderurgico di Taranto - ha sottolineato il ministro - rappresenta un segnale importante per l’industria italiana che può contare anche sulla propria impresa siderurgica per garantire il lavoro. Aggiungo che ho sentito il dovere di essere presente qui dopo più di 7 mesi, da quando abbiamo assunto la responsabilità doverosa di prendere il controllo dell’azienda attraverso l’amministrazione straordinaria. E venni qui all’alba per incontrare, come oggi, i lavoratori e le loro rappresentanze qui in fabbrica e concordare con loro e con le autorità locali il percorso che prevedeva anche necessariamente questa tappa”.

Assente il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, per il quale gli sforzi istituzionali devono andare “Nella esclusiva direzione della radicale riconversione del ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico”. Mentre i cittadini di Taranto in sit-in, esibendo il simbolico “Foglio di via” continuano a ribadire: “L'atto che il ministro viene a compiere é incompatibile con le sentenze europee che hanno condannato 5 volte lo Stato Italiano e un vergognoso tentativo di affermare davanti alle telecamere e ai possibili acquirenti che quel catorcio di fabbrica non stia cadendo a pezzi”.


 

Sottolineando che “Urso accende l’altoforno nonostante la fabbrica sia di fatto illegale, perché gli impianti sono in marcia senza autorizzazione integrata ambientale, contravvenendo alla normativa europea in materia di diritto ambientale”. 

I portavoce delle associazioni rincarano la dose e rilevano: “L'altoforno dovrà comunque essere spento tra qualche settimana, per la sostituzione del crogiolo a fine vita. Una barzelletta che non fa ridere, perché ha a che fare con la salute e la vita di tutti noi. Una recita macabra - insistono - che assume le sembianze di un affronto alla dignità di un intero territorio. Una misera marchetta per cercare di abbindolare i possibili acquirenti”.


 

Assente anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che in risposta alle dichiarazioni odierne del Ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha precisato: “Non è vero che sia stato concordato alcunché con le istituzioni comunali e regionali. Tutti ci aspettavamo l’inizio dei lavori per la costruzione dei forni elettrici DRI per attuare la decarbonizzazione, con abbattimento delle emissioni nocive per la salute del 95% e del CO2 del 50%”.

“Come è noto il Governo ha definanziato la costruzione dei forni elettrici a DRI, che erano invece previsti dal PNRR, ed il ministro Pichetto Fratin - in occasione della Fiera del Levante dell’anno scorso - si era impegnato a rifinanziare con l’FSC nazionale la costruzione dei forni elettrici, da parte della società governativa guidata da Stefano Cao”.


 

“In questo ambito - ha proseguito Emiliano - avevamo sempre sconsigliato la riattivazione dei forni a carbone per evitare infrazioni europee già segnalate dalla Corte di Giustizia e la possibile riattivazione di fonti inquinanti che avrebbero potuto determinare la commissione di altri reati”.

“Tanto era stato ribadito da me personalmente ai Commissari nominati dal Governo nel corso dell’audizione, che si è svolta presso il Consiglio regionale della Puglia e anche a loro avevamo sconsigliato la strada che oggi è stata intrapresa”.


 

“La passerella del ministro Urso oggi a Taranto - ha dichiarato l'europarlamentare del Movimento5Stelle, Valentina Palmisano - non ha nulla di nuovo. Anzi sa di antico, come l'altoforno 1 che si riaccende. Proclami e iniziative che di disperdono come gli investimenti sul fronte della sostenibilità mai attuati dal governo Meloni. E questo i cittadini di Taranto ed i pugliesi lo devono sapere: la cerimonia di oggi va contro gli interessi delle comunità locali”.

“Mentre si continua a spendere soldi pubblici per gli impianti, l'unica certezza dell’azione del governo e del ministro Urso - ha concluso - è il ritorno al carbone, che è un’offesa per la città di Taranto. Ancora una volta per il centrodestra la sicurezza dei lavoratori e la tutela ambientale per i cittadini di Taranto non sono una priorità”.

“Attraverso il golden power, che sarà esercitato dal mio dicastero, blinderemo il processo di vendita dell’ex Ilva sia sul piano degli investimenti, sia sui livelli produttivi e occupazionali, sia su quelli della salute e dell’ambiente”, ha poi spiegato il ministro Urso a margine della cerimonia, “Porremo delle condizioni vincolanti al futuro acquirente attraverso delle procedure, per esempio di presentazione dei piani semestrali o annuali. Soprattutto se assegneremo l’asset a un acquirente non europeo”.

Ricordando, ancora, che: “In pochi mesi siamo riusciti ad avviare le procedure di gara internazionale per l’assegnazione degli impianti. La prima fase, con le manifestazioni di interesse, si è già conclusa. In totale quindici player industriali, tra nazionali e internazionali, hanno manifestato interesse. Tre di loro sono tra i più grandi al mondo e vorrebbero acquisire l’intero asset produttivo”. 


 

“Adesso - ha ribadito il ministro - siamo nella fase dell’apertura del data-room, dunque stiamo fornendo alle parti le informazioni necessarie a stipulare una proposta concreta e vincolante sul piano industriale, produttivo, occupazionale, sociale e soprattutto ambientale. Entro fine novembre coloro che vogliono acquisire gli impianti dovranno farsi avanti, dopodiché i commissari analizzeranno le proposte e, verosimilmente, entro febbraio del 2025 potranno assegnare gli asset”.

(gelormini@gmail.com)

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