"Il falconiere dei Re" di Ornella Albanese focus a Lucera

Ornella Albanese e il romanzo storico “Il falconiere dei Re” tra affetti intimi, passioni nascoste e introspezioni intellettuali lungimiranti del Puer Apuliae.

di Antonio V. Gelormini
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Sulla scia di accattivanti narrazioni medievali, tese ad esaltare e analizzare la figura carismatica di Federico II e le vicende che ne segnarono il profondo legame con le terre e le genti del Sud Italia, Ornella Albanese modella il suo romanzo storico “Il falconiere dei Re” - Oscar Mondadori tra gli affetti più intimi, le passioni più nascoste e le introspezioni intellettuali più lungimiranti del Puer Apuliae.

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Il romanzo, che intreccia e tesse la trama storica con le vicende umane più o meno verosimili dei vari protagonisti, fa perno sul rapporto padre-figlio/i all’ombra protettiva e costante di una madre multi-verso, che diventa compagna, amante, rifugio e stimolo nel percorso esistenziale dello spirito inquieto e intellettualmente predatore dello Stupor Mundi.

Proprio come i suoi falconi, autentici e unici fedelissimi in una corte perennemente animata da intrighi e lotte per la successione, che gli permetteranno di coltivare la relazione esclusiva con Matthias. Il rampollo cresciuto ‘a distanza’ che ha un rapporto speciale con i nobili volatili, a cui affiderà il suo Astore più blasonato e prezioso: forte, bizzoso e al contempo silenzioso e travolgente come il nome che porta “Vento”.

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Scrittura avvincente e ricerca storica meticolosa rendono la lettura più attenta e decisamente più coinvolgente, in una sequenza scenica dove - pagina dopo pagina - viene scollata anche l’etichetta di Anticristo, artificiosamente appiccicata dai papi medievali al Federico II Hohenstaufen di Svevia, per restituirci il raffinato cristiano: cresciuto tra tonache e pastorali, ma formatosi e tempratosi in quel crogiuolo culturale che fu la Palermo dei Normanni.

A Matthias sarà affidata la ‘mission’ di curare la prospettiva post federiciana degli eredi riconosciuti nella metafora dell’Arte venandi cum avibus, che chiuderà il cerchio della Storia col ritorno di Costanza Hohenstaufen (la figlia di Manfredi omonima di Costanza d’Altavilla) sul trono del Regno di Sicilia. Riunendo idealmente la corona sveva e la corona normanna sulla medesima testa.

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Un progetto insistentemente avversato dai Papi e dai rivali d’oltralpe, che per tutta la vita ha continuato a perseguire con tenacia e lungimiranza, fondendolo con la visione ecumenica e pacifista della convivenza dei credi religiosi derivanti dalla medesima radice monoteista.

In pratica, fondere la corona di Carlo Magno con quella di Ruggero II nella testimonianza più affascinante ed emotiva di Castel del Monte - pensato come suo Mausoleo, in cui avrebbe dovuto raggiungerlo Costanza sua madre, eternamente presidiato dal volo dei suoi falconi - era l’aspirazione geniale del messaggio universale da lasciare nella sua amata Puglia: ponte perennemente proteso verso l’Oriente più misterioso e suggestivo.

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Grazie a Mariangela Maggiore - Libreria “Il sasso nello stagno” di Lucera per avermelo a suo tempo segnalato e per aver organizzato il focus di lettura che ha visto l'autrice confrontarsi con i lettori 'a distanza' tecnicamente, ma in concreta sintonia intellettuale tra lo scorrere della trama e lo sfogliare delle pagine.

(gelormini@gmail.com)

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Pubblicato in precedenza: “Il falconiere dei re”: la dissoluzione del regno di Federico II