La lettera aperta di Mons. Satriano per l'indiano ucciso a Ceglie del Campo (Ba)
La lettera aperta postuma dell'Atcivescovo di Bari-Bitonto, Mons. Giuseppe Satriano, al clochard indiano Singh Nardev: bersaglio umano ucciso in un casolare di Ceglie del Campo (Ba).
L'arcivescovo della Diocesi di Bari-Bitonto, Mons. Giuseppe Satriano, ha scritto una lettera aperta per chiedere perdono a Singh Nardev, il 38enne indiano e clochard ucciso in un casolare abbandonato alla periferia di Ceglie del Campo, frazione di Bari, il 31 maggio scorso. Per l'omicidio sono stati arrestati tre ragazzi che, stando alla ricostruzione accusatoria, hanno agito per un movente inquietante: Singh è stato un bersaglio umano per verificare il funzionamento di una pistola che era stata comprata da poco.
Carissimo fratello Singh,
perdonami se solo ora la mia penna riesce a indirizzarti queste parole che forse riterrai inutili, perché tardive, ma alla luce di quanto emerso dalle indagini sul tuo assassinio, non potevo non scrivere.
Mi sei caro in quanto fratello, e carissimo perché il sogno di vita che ha animato e sostenuto il tuo peregrinare, sino in Italia, a Ceglie, è stato banalmente violato, distrutto per sempre.
La terra che ti ha generato, l’India, con i suoi colori e i profumi delle spezie di oriente, non ti vedrà più fare ritorno.
Perdonami, caro Singh, e perdona il silenzio assordante con cui abbiamo coperto le condizioni disumane di vita non solo tue, ma di tanti fratelli e sorelle presenti nelle nostre opulente realtà, spesso sorde al grido di aiuto che sale dal cuore dei poveri. Sì, i poveri, tutti i poveri, senza distinzione di nazionalità o di colore della pelle. Sembra che i poveri non abbiano né storia, né futuro, ma soprattutto che non abbiano diritto di cittadinanza nella società del benessere.
Nonostante i ripetuti appelli del Papa, i nostri tessuti sociali sono ancora inclini a emarginare e scartare, creando quei vuoti esistenziali, privi di valori, nei quali facciamo crescere i nostri figli. Figli che, da nostri, si trasformano in “mostri”, perché ci siamo dimenticati anche di loro.
Caro Singh, è doloroso registrare la “banalità” con cui il male è entrato nella tua vita, uccidendola. Ma è altrettanto triste prendere coscienza che tale “banalità del male” è generata dalle nostre scelte miopi e dall'indifferenza con cui spesso conduciamo le nostre esistenze. Così trasmettiamo l'idea che persone come te, e tanti altri nelle tue condizioni, siate vite senza valore, che contano poco, se non addirittura niente.
Perdono, caro Singh. Chissà quanti pensieri nel tuo cuore, mentre quella pallottola partiva da una pistola che, nelle mani di due adolescenti, sembrava essere solo un giocattolo. Avrai pensato ai tuoi cari e all'assurdità di quanto stava accadendo.
Ti prometto che non ci arrenderemo con docilità alla tirannia dell’indifferenza. Non dimenticheremo te e il tuo assurdo sacrificio, ci impegneremo ad accorgerci di chi oggi vive nelle tue stesse condizioni, ci impegneremo a occuparci dei ragazzi che non hanno saputo riconoscere in te un uomo come loro, ci impegneremo con tutte le nostre forze a vivere a occhi aperti. Tu, se puoi, perdonaci e, dall’alto, per favore, aiutaci a essere tutti più umani.
✠ Giuseppe Satriano
Arcivescovo di Bari-Bitonto