La Puglia dei sapori nascosti: Masseria Montaratro Lucera

In questa antica Stazione di Tosa: lungo il principale tra i Tratturi della Transumanza - in agro di Lucera, ma più vicini a Troia (Fg) - il bello è tornarci.

di Antonio V. Gelormini
nardella luigi
PugliaItalia

E’ in agro di Lucera, ma molto più vicina a Troia, nel cuore dalla Capitanata anche se il contesto più consono è quello dei Monti Dauni, ed è un’antica Stazione di Tosa: lungo il principale tra i Tratturi della Transumanza, che dall’Abruzzo - passando per il Molise - arrivava a Foggia sede della Regia Dogana della Mena delle Pecore.

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Masseria Montaratro di antica tradizione agricola, con naturale vocazione zootecnica, ha sempre fatto della convivialità, della cura dei sapori e della genuinità dei prodotti gli ingredienti - non tanto segreti - delle proprie radici autoctone: elemento identitario dalla forza attrattiva straordinaria e strumento di fidelizzazione decisamente efficace.

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Ubicata su un crocevia piuttosto strategico, un tempo attraversato dai flussi di pellegrini - lungo la Via Francigena del Sud, diretti verso Manfredonia e il Santuario di San Michele Arcangelo o a Brindisi e il Santuario dei Santi Medici ad Oria - nonché da greggi e mandrie di ogni genere, oggi è presidio e asilo equestre, per proprietari di cavalli e appassionati di passeggiate, con un Centro attrezzato anche per l’ippoterapia. In un angolo di Capitanata dove una volta sorgevano anche un convento di monache di clausura e una torre di avvistamento di epoca federiciana.

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Dopo il “la” impresso nel tempo prima dai nonni e poi dai suoi genitori, l’impostazione data da Maria Pia Romano, al rinomato presidio eno-gastronomico, ha il carattere moderno e spigliato di una generazione dalle prospettive chiare e ambiziose, rafforzato e arricchito dall’incrocio col suo compagno di vita: lo chef Luigi Nardella, che alla proposta culinaria di taglio daunio e ‘terrazzano’ ha apportato la raffinata contaminazione garganica d’altura: dai sapori e fragranze tipiche di un faro eccellente come San Marco in Lamis.

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E così un carciofo troianello esalta una versione elegante di fave e cicorie con chiacchera cartellata, per fare da ‘green carpet’ a una Tagliatella con baccalà, crema di cavolfiore, peperone crusco e polvere d’olive: in una jam session appulo-lucana da puro rapimento gustativo. Il crescendo rossiniano potrebbe continuare con un paio di proposte di chiara radice famigliare: Orecchiette con ragù bianco di coniglio e Cardoncelli o di una Terrina di gnocchetti al ragù di vacca Podolica: o ancora con un capolavoro postmoderno: Risotto con pecorino, pere, castagne e riduzione al Nero di Troia.

Irresistibile, poi, la tentazione dei sapori perduti che fa sintesi dei prolungati e ciclici itinerari di transumanza: con l’Agnello ‘SCOPPIETTATO’ alla vecchia maniera con cicorielle selvatiche; così come è da non perdere la musciska di Michele Sabatino nelle diverse versioni contaminanti, che lega il nomadismo dei pastori d’Abruzzo al canto popolare di Matteo Salvatore diffuso dalle cave pietrose e assolate di Apricena.

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L’olio extravergine d’oliva, i taralli scaldatelli al Nero di Troia, le olive nere al forno, per non parlare del ventaglio di liquorini fatti in casa o del commovente caleidoscopio di frutta e dolci, i prodotti sono tutti rigorosamente a km. 0: provenienti dalla tenuta Montaratro o da quei produttori di prossimità, che compongono la costellazione degli “Artigiani della qualità” della Terra Capitana.

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Il viaggio nei sapori di una Puglia per molti versi ancora da scoprire, per fortuna, non si esaurisce in un’unica ‘toccata’: da queste parti la fuga non è contemplata. Qui, i ritmi sono lenti, cadenzati e condivisi. Qui, come altrove in Puglia, il bello è ritornarci. Magari ogni volta con nuovi amici, anche perché le cose buone si rivelano ancora più saporite se condivise con serenità e buonumore.

Info: https://www.masseriamontaratro.it/

(gelormini@gmail.com)

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