Michele Cassano e il mare di Ismaele nel ‘Calendario 2022’

Continuando a dipingere Bari - IV edizione: "U mare 'neste" (Il mare nostro) a cura di Michele Cassano.

di Antonio V. Gelormini
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Il fascino del mare non è racchiuso solo nello sfavillare dei riflessi del sole che lo accendono e lo attraversano tutti i santi giorni, ma è esaltato dalla vastità dell’orizzonte che lo separa dal cielo - talvolta confondendolo - e nella carica di speranza da sempre ‘attesa e cercata’ proprio in quell’essere perennemente aperto: sia esso segnato dalla bonaccia, graffiato dall’increspatura delle onde o travolto dall’impeto della tempesta e dalla forza della burrasca.

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E’ il mare che fa della Puglia una terra da sempre votata all’accoglienza. E’ il mare che garantisce una sorta di stato d’animo ‘a prescindere’, percepito come innata felicità, perché il mare stimola e dà energia, ma allo stesso tempo calma e rilassa.

Il mare è attesa. Attesa per qualcosa di nuovo, ancorché sconosciuto, certamente destinato ad arricchirci. Concilia la meditazione, stimola la creatività, genera un potente stato di stupore e meraviglia, nonché una sensazione di tranquillità e benessere che permette ad ognuno di rigenerarsi.

Chi come i pugliesi ha la fortuna di vivere costantemente di fronte al mare, coltiva - spesso anche senza volerlo - esperienze di tipo ‘espansive’, che plasmano lo schema mentale all’attenzione verso gli altri, favorendo una sorta di predisposizione all’ospitalità e alla generosità: ovvero alla pratica virtuosa della solidarietà.

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Anche per questo, l’appuntamento artistico di Michele Cassano con il suo calendario - che canta Bari nelle sue innumerevoli sfaccettature - per il 2022 ha deciso di ‘incrociare’ il mare, quello su cui si affaccia una città che - a poco a poco - comincia a non vederlo più, rischiando di perdere il dinamismo identitario e antico di “città di mare”, per assumerne uno più statico e moderno di “città sul mare”.

I dodici mesi raccontati dal "pennello istantaneo" multicolore e multi-tecnica di Michele Cassano, sono quelli di una Bari amata e curata con passione sconfinata: la stessa che Ismaele - dalle pagine di Moby Dick - trasmette al lettore, spingendolo a respirare l’odore pungente del mare aperto, per riscoprire una poetica del mare, ad alto rischio di indifferenza ed allarmante tasso di evanescenza.

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“Ho bisogno del mare perché m’insegna”, recita il verso di Pablo Neruda, a cui Mario Il Postino - per raccontargli la sua isola - ne incide e spedisce i suoni più rappresentativi e registra quello delle campane, del mare che si infrange sugli scogli e del pianto/vagito di suo figlio.

Michele Cassano usa i colori e il suo sentire mediterraneo per proiettare - dal suo fortino devozionale a Bari Vecchia sotto il minareto cristiano di Piazza Odegitria - esortazioni alla resilienza, a quanti sono tuttora sotto assedio ‘a più varianti’ di un nemico subdolo e insinuante.

“Questa quarta edizione del calendario Continuando a dipingere Bari porta il titolo “U mare ‘neste” (Il nostro mare) - ha sottolineato l’Autore - è dedicata al mare che la apre all’infinito e che la unisce ai paesi da cui la separa. Bari, al mare, deve tutto: e il toponimo di radice greca ‘baris’, un tipo di imbarcazione usata sul Nilo già nell’antico Egitto, lo testimonia fino a renderne inimmaginabile l’assenza”.

“Il mare è come l’anima”, recita un altro verso di un poeta pugliese, “E non fa silenzio mai. Nemmeno quando tutto tace” (Angelo De Pascalis).

(gelormini@gmail.com)