Mons. Luigi Renna sarà il nuovo Arcivescovo di Catania
Mons. Luigi Renna, arcivescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, è stato nominato dalla Santa Sede arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi di Catania.
Mons. Luigi Renna, arcivescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, è stato nominato dalla Santa Sede arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi di Catania.
Solo qualche settimana fa, si era levata alta la sua voce a proposito della tragedia nel campo accoglienza di Stornara (Fg). Succederà a Mons. Salvatore Gristina in diocesi dal 2002. Mons. Renna è nato a Corato (Ba) e compirà 56 anni il prossimo 23 gennaio.
Attualmente Mons. Renna è anche visitatore apostolico per i seminari in Italia, componente episcopale per la Dottrina della Fede e segretario della Conferenza Episcopale Pugliese.
Auguri vivissimi a S. E. per il nuovo pallio, anche da parte della Redazione di Affaritaliani.it - Puglia. Si rinnova un antico legame tra Cerignola e quella parte di Sicilia, dato il filo storico tra il celebre compositore, Pietro Mascagni - chiamato a dirigere l'allora filarmonica cerignolana - e il completamento delle partiture della "Cavalleria Rusticana" avvenuto durante la permanenza nel centro dauno sule rive dell'Ofanto.
IL SALUTO AI FEDELI DELLA DIOCESI DI CERIGNOLA - ASCOLI SATRIANO
“Nell’obbedienza e nella comunione di tutte le Chiese presiedute dal Vescovo di Roma, papa Francesco – riporta una nota stampa della Diocesi Cerignola-Ascoli Satriano -, è stato chiamato ad essere pastore della Chiesa che è in Catania. In questi giorni di festa, mentre vivevo ogni celebrazione e ogni incontro con voi, pensavo a questo momento, a come sarebbe stato segnato dalla sofferenza del distacco”.
"In questi anni ho cercato di voler bene a tutti e di essere il pastore di tutti, in quello stile che attinge al Concilio Vaticano II, al quale sono stato formato da un grande maestro, mons. Agostino Superbo, che ieri mi ha incoraggiato, chiamandomi dalla Casa di riposo dove, con il suo esempio e la sua preghiera, continua ad essere il maestro di tutti noi che ci siamo formati alla sua scuola.
A questo stile sono stato iniziato da tanti maestri che a Molfetta, ad Andria, in questa cara Regione, sono stati docenti, padri e fratelli.
Lo stile del Vaticano II:
- che crede, anzitutto, che la liturgia è fonte e culmine;
- che nella Parola Dio si rivolge a noi come ad amici;
- che la Chiesa è popolo di Dio;
- che il rapporto Chiesa-mondo è improntato a condivisione piuttosto che a fuga dalla realtà o commistione con i poteri;
- che l’ecumenismo è via in cui credere e da perseguire con amore e pazienza;
- che la formazione del clero deve tendere all’unità tra ministero e vita;
- che i laici hanno la dignità di chi edifica la Chiesa “crismando” le realtà temporali;
- che la dignità dell’uomo è gloria di Dio;
- che i poveri sono la nostra opzione preferenziale;
- che il compito di educare è nel Dna della Chiesa che è Madre;
- che la comunicazione sociale è una forma di evangelizzazione.
Ringrazio papa Francesco per la fiducia che ha avuto nell’affidarmi un carico così grande: mi fido del suo discernimento! Lo ringrazio anche perché ci spinge sempre a seguire la via stretta ma sicura del Vangelo, in scelte piccole e grandi”.
“Quando sono stato chiamato per andare a Catania ho detto subito di sì, come ho sempre fatto e come bisogna sempre fare anche davanti all’ignoto e alle cose difficili: ‘Dove c’è obbedienza, c’è grazia’, dice l’Imitazione di Cristo; ‘nulla chiedere e nulla rifiutare’, afferma San Francesco di Sales, il santo del giorno del mio battesimo; e San Tommaso d’Aquino, nella Summa si chiede se è bene accettare un incarico così gravoso e lui, che era teologo e non pastore, si affida all’esperienza di sant’Agostino, citandolo: ‘Se la santa Madre Chiesa esige una vostra cooperazione, non dovete né accogliere la richiesta con avidità orgogliosa, né respingerla con pigrizia. Non anteponete la vostra tranquillità alle necessità della Chiesa’ (Ad Eudossio, Epistola 48).
Mi sono chiesto se questa accettazione può provocare sofferenza e smarrimento, e mi sono detto che questo è possibile, ma non al punto tale da sentirsi indispensabili nella Chiesa di Cerignola-Ascoli Satriano.
Ciò che è importante è continuare in un processo che non è iniziato con me, ma da quando la Chiesa esiste.
Ogni tempo ha un suo specifico e questo è il tempo in cui sentiamo quanto sia necessario un rinnovamento ecclesiale, che è soprattutto spirituale, cioè animato dallo Spirito Santo, che è un compositore di sinfonie”.
“Ci sono due compiti che attendono questa Chiesa:
- il procedere del cammino sinodale, che è solo agli inizi, e
- il rinnovamento della Catechesi dell’Iniziazione cristiana.
Voi che avete avuto il mandato specifico in questi ambiti continuate perché non ho cercato mai di attuare delle mie ‘fisse’, ma quelle della Chiesa.
Il mio vescovo della giovinezza, mons. Raffaele Calabro, mi ha insegnato che i piani pastorali di una Chiesa diocesana, quando vanno in sintonia con quelli delle Chiese che sono in Italia, la liberano dai particolarismi, dalle chiusure, dall’angustia di vedute.
Avremo tempo per salutarci e in questi giorni vi farò sapere quando farò il mio ingresso a Catania e il mio saluto alla Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano.
In questo tempo in cui rimarrò qui, come Amministratore, tutto procederà come sempre, con impegno e carità: i momenti di transizione sono i più delicati.
Perciò vi raccomando corresponsabilità e rispetto tra di voi: rifuggite dal chiacchiericcio, dalla malignità dei giudizi, dallo stile che non si addice a coloro che si chiamano fratelli e sorelle.
Pensate che è importante camminare come Chiesa, non avanzare come singoli: abbiate l’ambizione non di arrivare primi, ma lontano, in Paradiso. E non tutte le strade portano al Paradiso!
Avrò il tempo di ringraziare ciascuno di voi, soprattutto chi collaborando con me ha dovuto soffrire di più. Lunedì nominerò il Delegato ad omnia nella persona del Vicario generale, mons. Antonio Mottola, ma ognuno di voi si senta corresponsabile del cammino della vita ecclesiale e, soprattutto, della testimonianza che la Chiesa di Cerignola-Ascoli Satriano dà al mondo: ricordatevi che il mondo ha bisogno della nostra credibilità.
Fin d’ora vi chiedo perdono per quello che può essere stato per voi motivo di sofferenza.
Non serbo rancore nei confronti di nessuno, anche per i momenti difficili che ho vissuto io e la mia famiglia. I nostri legami rimangono e vi aspetto nella Diocesi etnea, tutti e quando volete.
Se non vi telefonerò con curiosità sulle questioni della Diocesi, è perché ritengo che questo non sia lo stile di una persona matura.
Prego fin d’ora per il futuro Pastore di questa Chiesa, perché sia un vescovo che incarni la carità pastorale che il Concilio Vaticano II ci ha indicato e che ha preso forma in vescovi santi come don Tonino Bello.
Vi voglio e vi vorrò sempre bene”.
(gelormini@gmail.com)
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Pubblicato in precedenza: Tragedia Stornara il vesovo Renna 'Per i problemi sociali non basta la carità'