Papa Francesco e i panzerotti pugliesi resistenti agli algoritmi
L’efficacia della tradizione popolare, avanti anni luce a qualsiasi ingegneria algoritmica, celebrata dal Pontefice nella sua ultima Enciclica.
E pensare che la Chiesa, o almeno una buona parte dei suoi apparati, ebbe modo di condannare l'uso delle forchette (scontati i legami al simbolismo demoniaco), affermando che solo le dita umane - create da Dio - dovevano venire a contatto con il cibo, prova tangibile della Sua generosità.
Papa Francesco, con la leggerezza della sua ‘Rivoluzione’, in un sol colpo spazza via i retaggi polverosi della pseudo-ortodossia e impartisce una lectio magistralis ‘stratosferica’ sul tema che il recente G7 - svoltosi in Puglia a Borgo Egnazia - gli ha affidato quale ospite relatore: l’Intelligenza Artificiale.
In un passaggio della sua Lattera Enciclica ‘Dilexit nos’ sull’Anore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo, Papa Francesco affronta ancora una volta il tema dell’AI e riflette su come “L’uso della forchetta per sigillare i bordi dei panzerotti fatti in casa, con le nostre mamme e nonne” sia un gesto che “Non potrà mai stare tra gli algoritmi”.
“Nell’era dell’intelligenza artificiale - scrive Papa Francesco - non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore. Ciò che nessun algoritmo potrà mai albergare sarà, ad esempio, quel momento dell’infanzia che si ricorda con tenerezza e che, malgrado il passare degli anni, continua a succedere in ogni angolo del pianeta. Penso all’uso della forchetta per sigillare i bordi di quei panzerotti fatti in casa con le nostre mamme o nonne. È quel momento di apprendistato culinario, a metà strada tra il gioco e l’età adulta, in cui si assume la responsabilità del lavoro per aiutare l’altro”.
“Come questo della forchetta, potrei citare migliaia di piccoli dettagli che compongono le biografie di tutti: far sbocciare sorrisi con una battuta, tracciare un disegno al contro-luce di una finestra, giocare la prima partita di calcio con un pallone di pezza, conservare dei vermetti in una scatola di scarpe, seccare un fiore tra le pagine di un libro, prendersi cura di un uccellino caduto dal nido, esprimere un desiderio sfogliando una margherita. Tutti questi piccoli dettagli, l’ordinario-straordinario, non potranno mai stare tra gli algoritmi. Perché la forchetta, le battute, la finestra, la palla, la scatola di scarpe, il libro, l’uccellino, il fiore... si appoggiano sulla tenerezza che si conserva nei ricordi del cuore.
“Sigillare il panzerotto con la forchetta - ha commentato il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano - è per il Santo Padre ‘quel momento di apprendistato culinario, a metà strada tra il gioco e l’età adulta, in cui si assume la responsabilità del lavoro per aiutare l’altro’. Si tratta di gestualità che ‘non potranno mai stare tra gli algoritmi. Perché si appoggiano sulla tenerezza che si conserva nei ricordi del cuore’.”
“Ringrazio Papa Francesco per le sue parole così profondamente legate alla nostra terra e alle nostre tradizioni. Il richiamo ai panzerotti, simbolo della nostra cultura, ci ricorda che la vera essenza delle cose, della vita e del nostro passato, non può essere riprodotta da alcun algoritmo. L’infanzia, le tradizioni e la tenerezza dei gesti semplici sono ciò che ci rende umani, valori che difendiamo e coltiviamo in Puglia ogni giorno. Grazie, Santo Padre, per averci ricordato l’importanza di queste radici”.
(gelormini@gmail.com)